15 Maggio 2024
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Società

Comunicazione “WhatsApp”, dalla distrazione alla distruzione

L’illusione di empatia menzognera motiva una certa “nostalgia” per il sistema di vita “analogico”. Casi di gelosie, di interruzioni di rapporti di coppia e di malesseri legati proprio all’eccessiva disponibilità online dei partner impegnano psicologi ed esperti a cucire la società.

È inutile negare che, un tempo, almeno nei piccoli paesi italiani di campagna, la vita era diversa da quella che conduciamo oggi. Migliore? Per certi aspetti può darsi, anche se si può essere accusati di arretratezza nostalgica e bacchettoneria. Quando le nonne in fazzoletto e grembiule pensavano che sacrificare la propria realizzazione personale per la famiglia fosse un valore imprescindibile per una donna, di certo, in casa, si respirava un altro clima.

Era la dimensione in cui non esistevano i cellulari che ci rendono sempre disponibili a chi ha il nostro contatto e che contribuiscono a farci confondere contesto reale e vita virtuale (che diviene pur sempre realtà). Questa “nostalgia” del sistema di vita “analogico”, privo di necessità di codifica, del resto, sembra attanagliare sempre più persone che si rivolgono a specialisti dell’ascolto e psicologi, i quali lamentano casi di gelosie, di interruzioni di rapporti di coppia e di malesseri legati proprio all’eccessiva disponibilità online di uno dei due partner. Su WhatsApp, ad esempio, utile applicazione che ha reso possibile lo scambio gratuito di messaggi e immagini in tempo reale, è facile controllare gli accessi, le abitudini dell’altra o dell’altro durante i primi incontri, l’attenzione riservata alle nostre personali comunicazioni grazie alle spunte blu. Ciò, nell’illusione di porre in essere una prima comunicazione ricca ed efficace. In realtà, come gli stessi esperti fanno notare, si tratta di una “comunicazione carente”, “a senso unico. Non c’è reale dialogo, non c’è confronto, non c’è interazione con la voce, con le autentiche emozioni, con gli sguardi del destinatario. Spesso i monologhi inseriti sono solo conferme per chi li scrive o stimoli a pensare, nell’illusione di un’empatia menzognera capace di mettere l’altro nei nostri panni, che l’interlocutore abbia appreso e capito. È una comunicazione più agevole da sostenere per i timidi e per gli indecisi, ma anche più ingannevole per tutti.

L’emozione di un momento, una parola che pare sottintendere complicità, la disattenzione di chi scruta costantemente il telefono, sono, in certe occasioni, cause di fraintendimenti, di conflitti o motivo di scambi di interessi temporanei che poco hanno a che fare con l’impegno. Si può scrivere un messaggio col cuore, con commozione, o chattare distrattamente mentre si è immersi in altre attività, senza che chi riceve la nostra comunicazione se ne renda conto. A quel punto è facile, per le persone fragili, insicure e per chi non si conosce ancora, che aspettative e timori prendano il posto della verità. Non vale per tutti. C’è chi fa buon uso degli strumenti a disposizione e chi resta saldo, nonostante le distrazioni, nel suo procedere. Certo è che occorre consapevolezza e riflessività per intuire, al momento, quando vale la pena distrarsi e quando puntare gli occhi, o semplicemente un pensiero non disturbato da squilli e vibrazioni, dentro quelli di chi, più tradizionalmente, ci sta davanti.

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