“No, indietro non si torna. Il tema dell’ecologia integrale, della cura della casa comune, è ormai assorbito pienamente da tutte le realtà della chiesa, dalle parrocchie alle congregazioni religiose, ai fedeli. Il tema della spiritualità ancorata al creato è un tema caro al monachesimo e che oggi è tornato di piena attualità e di assoluta condivisione. Chiunque sarà eletto come successore di Pietro, potrà avere più o meno sensibilità sul tema ma rimarrà in questo solco. Le encicliche di Francesco fanno ormi parte della dottrina sociale e della cultura della Chiesa. Non è possibile si possa andare indietro e penso anzi che su questi temi di andrà avanti”. Così Alfonso Cauteruccio, laureato in diritto canonico e In servizio alla Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi fino a maggio 2024, dal 2011 presidente dell’Associazione ambientalista cattolica Greenaccord dopo esserne stato segretario generale. Questa è la sua visione alla vigilia del Conclave.
Questa sensibilità per l’ecologia integrale è presente in tutti i cardinali che parteciperanno al conclave?
“Lo è. In alcuni molto, in altri un po’ meno. Ma il tema non è la sensibilità personale, ma l’aver compreso che questi temi sono entrati nel magistero della Chiesa. L’ecologia integrale è patrimonio di tutti i cristiani, è entrata nel vissuto quotidiano della Chiesa, in tutte le sue realtà. E’ per questo che sono fiducioso ed ottimista”.
Cosa ha significato la Laudato sì per la Chiesa?
“Una autentica svolta. Un risveglio. La Laudato sì ha sorpreso tantissimi sia all’interno della Chiesa che all’esterno. Qualcuno nell’immediato ha sollevato le sopracciglia sostenendo che tramettesse un’immagine nella quale l’uomo non era più al centro del creato, ma poi il messaggio di Francesco si è fatto largo nelle coscienze dei credenti, ed è stato compreso. La Chiesa aveva perso un po’ il contatto con la natura, del creato ci si era occupati poco anche a livello teologico. Francesco ha ristabilito la giusta strada, mettendo il creato al centro. E ha anche fatto aprire un canale preferenziale tra la Chiesa e la scienza, un dialogo fecondo per superare un rapporto che in passato è stato conflittuale”.
Il Papa ha chiesto sostenibilità ambientale al pari della sostenibilità sociale.
“E’ un punto chiave. Il Papa ha stigmatizzato la logica del consumismo che ci porta a bruciare velocemente le risorse, ben oltre il giusto e il necessario, chiedendoci un atteggiamento di responsabilità e di cura. E ha chiarito con molta forza che bisogna rilanciare una spiritualità agganciata all’armonia del creato, all’insegna dell’ecologia integrale, cioè unendo la sostenibilità e la giustizia ambientale con quella sociale”
Il tema ambientale che prima era un tema un po’ dimenticato dalla Chiesa cattolica, un tema secondario, dopo Francesco è diventato centrale?
“Prina era un appannaggio soprattutto dei laici, ora no, non più. Ma per noi come associazione la svolta di papa Bergoglio non è stata una sorpresa totale. Nella Chiesa c’era un fermento in questa direzione, una sensibilità che cresceva su questo tema, e il papa è stato il lievito che ha consentito che questa sensibilità fosse riconosciuta, valorizzata e diventasse pienamente parte della dottrina della chiesa. Dobbiamo a papa Francesco l’intuizione di aver capito che il tema ambientale era dirimente, anche da un punto di vista spirituale. E forse ’è stata anche la mano dello Spirito Santo…”.