12 Novembre 2025
/ 12.11.2025

Con “Still Life” la natura morta torna a vivere

Dal 15 novembre al 26 gennaio, il Museo Civico di Zoologia ospita la mostra collettiva curata da Antonietta Campilongo. Quaranta artisti riflettono sul fragile equilibrio tra arte, scienza e ambiente, trasformando il museo in un organismo vivente

Nel museo che custodisce scheletri di balene e farfalle impagliate, qualcosa torna a respirare. Still Life, la mostra collettiva in programma al Museo Civico di Zoologia di Roma dal 15 novembre al 26 gennaio 2026, non celebra la quiete ma la mette in discussione. Curata da Antonietta Campilongo e promossa da Roma Capitale con l’Associazione Neworld Ets, l’esposizione trasforma la “natura morta” in un campo di indagine sul nostro rapporto con ciò che resta del vivente.

Più di quaranta artisti, italiani e internazionali, tra cui Andrea Adany, Loredana Raciti, Giacomo di Corato (Tuan) e Villő Steiner portano in scena dipinti, installazoni, sculture e fotografie che si insinuano tra le collezioni zoologiche. Le teche, normalmente destinate a conservare ciò che il tempo ha fermato, diventano spazi di confronto: i reperti dialogano con le opere, e la tassidermia naturale incontra la metamorfosi artistica.

L’idea non è solo espositiva, ma concettuale. Campilongo costruisce un “progetto site-specific” che ribalta la neutralità del museo scientifico, rivelandone la tensione tra conservazione e perdita. “Still life”, spiega la curatrice nei materiali del progetto, “non è più esercizio di stile, ma testimonianza di una scomparsa: ciò che era rappresentazione diventa memoria di un rapporto compromesso con l’ambiente”.

La mostra si apre lungo il percorso permanente del primo piano, dove le opere interagiscono con i reperti animali, e culmina nella Sala della Balena, centro emotivo dell’allestimento. Qui lo scheletro del cetaceo, simbolo di una natura ferita ma ancora presente, diventa cassa di risonanza per le installazioni contemporanee. Il risultato è un’ibridazione in cui arte e scienza non si limitano a convivere, ma si interrogano a vicenda: cosa significa conservare, oggi, in un Pianeta che muta più velocemente delle nostre categorie?

L’associazione Neworld Ets, promotrice del progetto, lavora da oltre vent’anni sul dialogo tra arte, paesaggio e trasformazioni ambientali. In Still Life questa ricerca si concretizza in una coralità di linguaggi che attraversa ecologia, identità culturale ed etica della cura. Le opere non cercano risposte ma risonanze, come in un ecosistema in cui ogni gesto creativo produce connessioni invisibili.

La scelta del Museo Civico di Zoologia non è casuale: luogo di raccolta e catalogazione del vivente, diventa qui laboratorio di immaginazione critica. Nelle vetrine dove l’occhio scientifico classifica, l’occhio artistico disordina e ricompone, mostrando che la conoscenza non è mai neutrale. Ogni opera è una forma di ascolto: del tempo, della materia, di ciò che non si muove più ma continua a esistere.

Still Life propone un atto di attenzione verso ciò che resiste: un invito a guardare con occhi nuovi la “natura morta” che ci circonda, e a riconoscere in essa la nostra stessa precarietà.

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