15 Maggio 2024
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Cronaca, Lavoro

Contemporanei con la “settimana corta”

16.04.2024

Al vaglio ci sono attualmente tre proposte di legge per un nuovo equilibrio tra vita privata e lavoro. Intesa San Paolo, Lamborghini, Luxottica e Sace hanno già iniziato la sperimentazione. La proposta prevede anche i fondi. L’approfondimento.

In Italia, da inizio aprile, è iniziata la discussione sulla possibilità di introdurre la “settimana corta” nel sistema lavorativo: al vaglio ci sono attualmente tre proposte di legge. Questa modalità di organizzazione del tempo lavorativo prevede la riduzione del monte ore di lavoro settimanale tradizionale, mantenendo invariata la retribuzione. Intesa San Paolo, Lamborghini, Luxottica e Sace sono realtà che sul territorio italiano hanno già iniziato la sperimentazione della settimana corta, modalità che, insieme allo smart working, costituisce una risposta valida alle dinamiche contemporanee, in cui i lavoratori e le lavoratrici ricercano un nuovo equilibrio tra vita privata e professionale. Le soluzioni previste nelle attuali proposte di legge propongono una riduzione dell’orario di lavoro a 34 ore o fino a 32 ore e richiedono l’introduzione di fondi e sostegni economici alle aziende che decidono di attuare le sperimentazioni.

Nello spazio europeo le prime sperimentazioni sulla settimana corta sono state realizzate prima della pandemia da Covid-19. Negli anni tra il 2015 e il 2019, l’Islanda ha condotto due esperienze, durante le quali l’orario di lavoro è stato ridotto a 35 o 36 ore, senza riduzione della retribuzione, sono stati coinvolti 2.500 lavoratori, impegnati in vari settori. I risultati: la produttività e la fornitura dei servizi è rimasta invariata o è aumentata, il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici è decisamente migliorato. Noto e di successo è il progetto pilota “Four Days Week”, avviato in Gran Bretagna nel 2022. Per sei mesi in 61 aziende i dipendenti hanno lavorato una media di 6,6 ore al giorno: i livelli di soddisfazione hanno raggiunto percentuali oltre il 90%, quindi alcune organizzazioni hanno deciso di mantenere la settimana corta in via definitiva. Negli ultimi anni, anche in Belgio, Spagna, Germania e altri paesi, la settimana corta è diventata realtà di molti contesti aziendali. I dati raccolti da Adecco Group in un’indagine globale (Global Workforce of the Future, 2022) confermano un generale entusiasmo verso questa innovativa strategia di lavoro, che per chi è in fase di cambiamento lavorativo e sta, quindi, pensando di trovare un nuovo impiego, rappresenta uno degli aspetti principali da valutare. I più interessati e fiduciosi sull’introduzione della settimana corta sono lavoratori e lavoratrici della Generazione Z e chi ricopre ruoli dirigenziali.

Lavorare meno giorni a settimana, ricevendo la medesima retribuzione, ha dei vantaggi sul piano professionale, perché la produttività resta alta ed è uno stimolo per l’occupazione, e sotto il profilo psico-sociale e fisico: meno stress, più tempo per sé stessi e le proprie attività di svago, più benessere e autonomia, un approccio maggiormente positivo anche verso il lavoro. A beneficiare di questa soluzione è anche l’ambiente, se si guardano i fattori di energia e mobilità, infatti, sarebbe un modo per ottimizzare i costi energetici aziendali e ridurre gli spostamenti casa-lavoro.

 

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