Un fenomeno allarmante sta colpendo i mari di tutto il mondo: si tratta di un episodio di sbiancamento di massa dei coralli che, secondo gli esperti, ha ormai danneggiato circa l’84% dei reef del pianeta. È una crisi globale che si protrae da oltre due anni e che minaccia seriamente la sopravvivenza di ecosistemi fondamentali per la vita marina e per milioni di persone.
La causa principale? L’aumento delle temperature oceaniche, dovuto al cambiamento climatico. Dal 2023, i mari stanno registrando valori termici mai visti prima. Questo surriscaldamento, insieme all’acidificazione degli oceani provocata dalle emissioni di gas serra, ha scatenato quello che gli scienziati definiscono il quarto episodio globale di sbiancamento dei coralli.
Un ecosistema fragile sotto assedio
Lo sbiancamento dei coralli è una reazione di stress estremo: quando l’acqua si scalda troppo, i coralli espellono le alghe simbiotiche (zooxantelle) che vivono al loro interno e che li nutrono, lasciandoli privi di colore e, soprattutto, di energia vitale. Se le alte temperature persistono, i coralli non riescono a riprendersi e muoiono.
Secondo la NOAA (l’agenzia statunitense per l’osservazione degli oceani e dell’atmosfera), tra gennaio 2023 e aprile 2025 quasi l’84% dei reef del pianeta ha subito condizioni termiche tali da provocare sbiancamento. In alcune aree, le temperature sono così elevate da aver causato una morìa quasi totale di intere colonie di corallo.
Un patrimonio naturale essenziale per la vita
I coralli non sono solo splendide formazioni sottomarine: sono ecosistemi ricchissimi di vita. Ospitano circa un quarto delle specie marine conosciute e garantiscono la sopravvivenza di milioni di persone. Circa un miliardo di individui nel mondo vive entro 100 chilometri da una barriera corallina e beneficia, direttamente o indirettamente, della sua presenza.
Oltre a sostenere la pesca e il turismo, i reef fungono da barriera naturale contro tempeste e onde, proteggendo le coste dall’erosione. La loro perdita avrebbe conseguenze devastanti sulla biodiversità e sull’economia di intere regioni.
Il riscaldamento globale li sta uccidendo
Il riscaldamento degli oceani è solo uno dei sintomi di un problema più ampio: l’aumento della temperatura globale causato dalle attività umane. Secondo i dati del programma europeo Copernicus, il ritmo con cui gli oceani si scaldano è quasi raddoppiato dal 2005. E non è un caso: dal 1970, gli oceani hanno assorbito oltre il 90% del calore in eccesso prodotto dai gas serra.
Il legame tra combustibili fossili e morte dei coralli è ormai chiaro, come sottolineano numerosi climatologi. Se la temperatura media del pianeta dovesse aumentare di 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, potremmo perdere tra il 70% e il 90% delle barriere coralline. Con un aumento di 2 °C, la perdita arriverebbe fino al 99%.
Serve un cambiamento urgente
La situazione è grave, ma non irreversibile. Il presidente dell’atollo di Palau, Surangel Whipps Junior, ha lanciato un appello affinché si ponga fine all’uso dei combustibili fossili e si acceleri verso un futuro basato su energie pulite e sostenibili. Se non si cambia rotta, l’attuale traiettoria delle emissioni ci porterà a un riscaldamento globale di oltre 3 °C entro la fine del secolo.
Nel frattempo, anche le azioni locali possono fare la differenza: limitare l’inquinamento marino, regolamentare il turismo e contenere la diffusione di malattie che colpiscono i coralli sono interventi che possono aumentare la loro capacità di resistere agli shock climatici.
Lo sbiancamento dei coralli è un campanello d’allarme. Proteggere questi ecosistemi significa proteggere anche noi stessi, la nostra sicurezza alimentare, le nostre economie e la salute dell’intero pianeta.