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Corpo sano mente sana, i detenuti si reinventano con lo sport

06.05.2023

Da calciatori ad allenatori: dopo le esperienze delle partite di pallone nelle case circondariali, il Panathlon Lombardia lancia un corso per il rilascio del patentino UEFA D

Il calcio è entrato nelle carceri nella seconda metà degli anni ’90 in modo sistematico e organizzato. È stato il Centro Sportivo Italiano a introdurne la pratica tra le sbarre, a partire dal carcere di San Vittore a Milano a quello di Monza, facendo in modo che squadre di detenuti disputassero gare del campionato provinciale. Esperienza estesa positivamente ad altre case circondariali in Italia e anche al carcere minorile “Cesare Beccaria”, sempre a Milano. A San Vittore si è fatto ancora di più. Nel corso degli anni, più di 800 associazioni sportive dilettantistiche milanesi si sono avvicendate in gare con i ragazzi del Saint Victory Boys.

Oltre ai campionati, all’interno delle carceri sono organizzati corsi per arbitri di calcio e pallavolo, introducendo anche la pratica del fitness per aiutare a prendere consapevolezza della cura del proprio corpo. Un percorso di “mens sana in corpore sano” volto al raggiungimento di un equilibrio psicofisico nella vita di reclusione. Dopo la pausa imposta dalla pandemia, i campi di calcio all’interno delle carceri sono tornati ad animarsi. Ciò grazie all’impegno del personale dell’area educativa e di polizia penitenziaria e alla collaborazione della Lega calcio. «Lo sport è indispensabile negli istituti detentivi per allentare le tensioni, e favorire, di conseguenza la mobilità a tutela del diritto alla salute, ma anche per promuovere la capacità di stare con gli altri e rispettare le regole del gioco» – ha dichiarato in proposito Patrizia Delfino, direttrice della Casa Circondariale di Catanzaro, sintetizzando gli obiettivi delle azioni che si intraprendono per riaffermare lo spirito di squadra, che è insito in una partita di calcio.

 

Ora è arrivato il momento di un’altra, interessante iniziativa, ideata e fortemente voluta dall’avvocato Attilio Belloli, ex arbitro di calcio e attuale Governatore dell’Area 02 Lombardia del Panathlon. Si tratta di un corso che permetterà ai detenuti della Casa Circondariale “Don Fausto Resmini” di Bergamo di intraprendere un percorso di studio per conseguire il patentino Uefa D da allenatore di calcio.

Ne sono partecipi e direttamente coinvolti l’Associazione Italiana Allenatori con il Presidente Renzo Ulivieri e il Direttore Corsi Uefa di Bergamo e Provincia e Componente del Direttivo Nazionale dell’AIAC (associazione italiana arbitri di calcio) Nado Bonaldi. Quello che sta per iniziare è un corso all’avanguardia, unico nel suo genere, nonché il primo in assoluto in Italia. Il corso è stato ufficialmente riconosciuto e permetterà a una ventina di detenuti di conseguire un riconoscimento importante che faciliterà l’immediato periodo post detenzione e il loro reinserimento nella vita sociale e civile.

Nel darne notizia, il Panathlon Lombardia ha riportato i dati prodotti a fine dicembre 2021 dall’Associazione Antigone, per i diritti e le garanzie nel sistema penale, che evidenziano come il tasso di recidiva dei detenuti italiani si attesti al 62%. Il 18% di questi era già stato incarcerato in precedenza cinque o più volte. Ecco, pertanto, che prendono peso le iniziative per promuovere il reinserimento sociale dei detenuti attraverso percorsi formativi come quello di Bergamo. Il progetto, dal titolo “Alleniamoci alla speranza”, era stato concepito già nell’autunno 2019, e poi aveva avuto eco al Senato nel luglio dello scorso anno, dove era intervenuta Teresa Mazzotta, direttrice della Casa Circondariale “Don Fausto Resmini”.

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