4 Luglio 2025
/ 4.07.2025

Così le orche organizzano la caccia

Uno studio internazionale svela la strategia collettiva delle orche grazie a droni e riprese dall’alto: non solo forza, ma un vero e proprio gioco di squadra con precise strategie

Non basta essere grandi e forti per diventare predatori formidabili. Le orche, tra i mammiferi marini più intelligenti, vincono le loro partite con il banco di aringhe grazie a una strategia raffinata e cooperativa. Uno studio internazionale pubblicato su Current Biology – al quale per l’Italia ha partecipato il Cnr-Ibf di Pisa – ha svelato i meccanismi della loro caccia in branco, rivelando una divisione dei ruoli che ricorda quella delle squadre sportive.

I ricercatori hanno potuto osservare, grazie all’uso di droni, le battute di caccia nelle acque poco profonde delle isole Vesterålen, nel nord della Norvegia, dove le orche inseguono banchi di aringhe. E quello che hanno visto ha cambiato il modo in cui interpretiamo il comportamento di questi superpredatori.

Strikers e helpers: ruoli precisi per cacce perfette

Le orche non attaccano a casaccio. C’è chi colpisce e chi supporta, in una dinamica che ricorda uno schema d’azione sul campo da gioco. I ricercatori hanno individuato due ruoli principali: gli strikers, ovvero le orche incaricate di sferrare potenti colpi di coda per stordire i pesci, e gli helpers, che agiscono come assistenti posizionandosi strategicamente per concentrare e contenere i banchi di aringhe, favorendo il successo del colpo finale.

“Le riprese dall’alto ci hanno permesso di assistere alla caccia quasi come stessimo guardando una partita dagli spalti”, spiega Paolo Domenici, ricercatore del Cnr-Ibf e coautore dello studio. “Le orche traggono vantaggi enormi dal lavoro di squadra, ma il modo in cui si coordinano era finora un mistero”.

Lo studio ha mostrato che le coppie di orche che cacciano insieme sono nettamente più efficaci rispetto agli individui isolati. Un dato che ribadisce quanto la collaborazione sia una strategia vincente anche nel mondo animale.

Anche la taglia conta

La dimensione corporea gioca un ruolo nella suddivisione dei compiti. Le orche più grandi tendono a diventare strikers, forti della loro massa e della potenza dei loro colpi, mentre quelle più piccole assumono più spesso il ruolo di helpers, agendo come pastori che guidano il gregge – o, in questo caso, il banco di pesci – verso la trappola.

Ma c’è di più: le orche non si limitano a improvvisare. Cacciano spesso con gli stessi partner, suggerendo l’esistenza di relazioni a lungo termine e una memoria sociale che permette loro di riconoscersi, fidarsi e migliorare la sincronia nel tempo. “Proprio come accade negli sport di squadra”, sottolinea Eve Jourdain del Norwegian Orca Survey, coautrice dello studio.

Una finestra sulla mente delle orche

Lo studio, che ha visto la partecipazione di ricercatori norvegesi, italiani, svedesi e statunitensi, getta nuova luce sull’intelligenza sociale delle orche. Non siamo di fronte a semplici automatismi istintivi: la caccia si basa su coordinamento, cooperazione e capacità di apprendimento condiviso. Una vera e propria strategia, in cui l’adattamento al contesto e la comunicazione silenziosa giocano un ruolo chiave.

I droni hanno permesso di seguire le orche da una prospettiva inedita, rivelando dettagli impossibili da cogliere in precedenza. Le immagini registrate mostrano in modo nitido le coreografie subacquee di questi cacciatori intelligenti.

In un mondo naturale in cui spesso la legge del più forte sembra dominare, le orche dimostrano che collaborare batte competere. I risultati dello studio non solo arricchiscono le nostre conoscenze sul comportamento animale, ma pongono interrogativi più ampi sul concetto di intelligenza e cultura negli altri esseri viventi. 

CONDIVIDI

Continua a leggere