New York vira sul verde. La Grande Mela ha scelto Zohran Mamdani, 34 anni, socialista democratico di origini indiano-ugandesi, come nuovo sindaco. La sua campagna, costruita su un’agenda che unisce giustizia climatica e sociale, ha conquistato una maggioranza ampia e trasversale: 50% dei voti, davanti ad Andrew Cuomo e al repubblicano Curtis Sliwa. La sua vittoria è un segnale: l’elettorato urbano americano, stanco di disuguaglianze crescenti e di un clima politico (e non solo) sempre più instabile, cerca una politica che coniughi sostenibilità ed equità sociale.
Nel suo primo discorso, Mamdani ha dichiarato che “se qualcuno può mostrare a una nazione tradita da Donald Trump come sconfiggerlo, quella è la città che lo ha fatto nascere”. Ma la sua missione è più ampia: ridefinire cosa significa progresso in una metropoli che produce il 70% delle proprie emissioni dai palazzi e dai trasporti.
Dal Queens al municipio: una storia di attivismo
Mamdani è cresciuto politicamente tra le comunità operaie e migranti della città. Attivista per il clima e i “diritti degli inquilini”, si è fatto conoscere opponendosi alla costruzione di un impianto di gas naturale ad Astoria e sostenendo il Build Public Renewables Act, una legge approvata nel 2023 che obbliga la New York Power Authority a produrre tutta la sua elettricità da fonti pulite entro il 2030.La misura, definita “una vittoria storica per il clima”, consente inoltre allo Stato di costruire e possedere direttamente impianti di energia rinnovabile, limitando il ruolo delle società energetiche private e garantendo tariffe agevolate ai cittadini a basso reddito.
L’ascesa politica di Mamdani è un racconto di prossimità: assemblee di quartiere, organizzazione dal basso, porta a porta nei distretti meno ascoltati. “Voglio rendere la città vivibile per chi la manda avanti, non solo per chi la possiede”, ha ripetuto durante la campagna elettorale.
La promessa di una New York accessibile
Mamdani lega in modo esplicito la questione climatica alla giustizia sociale. “Clima e qualità della vita non sono due questioni separate”, ha spiegato più volte.Nel suo programma, l’ambiente diventa la chiave per ridurre le disuguaglianze: dal piano Green Schools, che prevede la riconversione ecologica di 500 scuole pubbliche, alla costruzione di 200.000 alloggi a prezzi accessibili in dieci anni.
Gli edifici sono responsabili di due terzi delle emissioni cittadine, e Mamdani ha promesso di far rispettare con rigore la Local Law 97, la legge comunale che obbliga gli edifici più imponenti ed energivori della città — nonché responsabili di gran parte delle emissioni — a ridurre drasticamente il consumo di energia e le emissioni di CO₂ entro il 2030, con multe per chi non si adegua.
Vuole inoltre espandere il programma Nyc Accelerator, un’iniziativa comunale che aiuta gli edifici a ridurre consumi ed emissioni fornendo consulenza gratuita su efficienza energetica e accesso ai fondi, per aiutare piccoli proprietari e cooperative a decarbonizzare, evitando che i costi ricadano sui cittadini.Il suo motto ufficioso, “Green isaffordable”, sintetizza la sua visione: energia rinnovabile come strumento per ridurre le bollette, migliorare la salute pubblica e creare lavoro stabile.
Trasporti gratuiti e giustizia ambientale
Nel suo piano per una New York “più giusta e respirabile”, Mamdani inserisce anche la gratuità del trasporto pubblico. Dopo il successo del progetto pilota della Mta con cinque linee di autobus gratuite, intende estendere la misura a tutta la rete, accompagnandola con nuove corsie preferenziali e zone di carico per ridurre la congestione e l’inquinamento.
Un investimento sociale prima ancora che ambientale: i quartieri più poveri, spesso esposti a livelli più alti di smog e di conseguenza più sensibili all’insorgenza di malattie respiratorie, sarebbero i principali beneficiari.
Un consenso da costruire
L’entusiasmo non cancella le difficoltà. Le sue politiche richiederanno fondi ingenti, e la governatrice dello Stato di New York, Kathy Hochul, ha già espresso la propria contrarietà a un aumento delle tasse sui redditi più alti.
I critici lo accusano di ingenuità economica e di visioni utopiche, ma Mamdani appartiene a una nuova generazione di sindaci che vede nelle città il vero motore della transizione climatica. La vittoria di Mamdani trasforma New York in un laboratorio politico. Se riuscirà a coniugare sostenibilità e inclusione sociale, la città che ha inventato il grattacielo potrebbe diventare, paradossalmente, il modello della decarbonizzazione urbana. E forse, come ha detto il nuovo sindaco, “la città che non dorme mai può finalmente cominciare a respirare meglio”.
