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Cultura

Da Pozzuolo Umbro non nasce un’atomica

26.02.2024

Franco Rasetti taglia la pietra calcarea per esporre i trilobiti in un laboratorio del Dipartimento di Fisica, Ecole superieure de chimie, boulevard de l'Entente, dal libro 'Franco Rasetti, Physicien et Naturaliste. In alto a destra I "ragazzi di via Panisperna", da sinistra: Oscar D'Agostino, Emilio Segrè, Edoardo Amaldi, Franco Rasetti ed Enrico Fermi.

No all’atomica, piuttosto botanica, mineralogia, paleontologia, entomologia e zoologia. Così Piero Angela mandò qualcuno della Rai per raccogliere informazioni su Franco Rasetti, il fisico atomico umbro che negli anni ‘30 fece parte dei Ragazzi di via Panisperna.

Alla Fisica nucleare preferì la Botanica, ma si dedicò anche a studi su Mineralogia, Paleontologia, Entomologia e Zoologia. Perlopiù è ricordato come lo scienziato che disse no alla bomba atomica. No, non è caduto nell’oblio. La storia di Franco Rasetti, fisico e amico di Enrico Fermi, si preserva in mille sfaccettature in un piccolo borgo dell’Umbria a pochi chilometri dal Lago Trasimeno, precisamente a Pozzuolo Umbro. Nel paese che conta poco più di mille anime, da anni è attivo un museo che ne ripercorre le gesta e la memoria. Galeotto fu il centenario della nascita del Premio Nobel per la Fisica del 1938. Per tale ricorrenza, infatti, Piero Angela inviò una collaboratrice della Rai in zona. Lo scopo era quello di raccogliere più informazioni possibili sul fisico atomico umbro che negli anni ‘30 fece parte dei Ragazzi di via Panisperna. Franco Rasetti, appunto.

In quel periodo (siamo agli inizi degli anni duemila, ndr) c’erano ancora persone che avevano interagito con lo scienziato e che potevano testimoniare fatti e curiosità della sua vita. A far da cicerone all’inviata Rai fu Claudio Monellini, classe 1960, lo stesso che anni dopo fondò sia l’associazione che il museo dedicati proprio a Rasetti. Da allora sono state numerose le iniziative che hanno caratterizzato la vita di Palazzo Moretti, sede della galleria. «Ci sembrava giusto promuovere la conoscenza, lo studio di una figura filosofica e umana e, soprattutto, diffondere il suo ruolo di uomo di pace», racconta Monellini. Visitare il museo è come fare un passo indietro nel tempo. Non solo Fisica, nei saloni affrescati spazio anche a Botanica, Paleontologia, Entomologia e Geologia. Tante le foto d’epoca, libri, disegni, oggetti, teche e altri documenti originali. Ti muovi nelle sale e non puoi fare a meno di osservare il cristallo dove sono conservati gli attestati con i voti del liceo e gli statini dell’Università del giovane Rasetti. Prosegui nel percorso e ti imbatti nelle testimonianze della sua permanenza in Canada, quelle del club di Bridge di Montreal di cui era socio. «Sicuramente – continua Monellini – il documento più importante che abbiamo è il libro sui fiori delle Alpi. Dopo la Fisica nucleare, lo scienziato atomico si dedicò alle materie che aveva amato negli anni dell’adolescenza. Oltre al prezioso volume, il museo conserva ancora le mappe dei luoghi delle Alpi dove lo scienziato aveva raccolto le varie specie endemiche». Tante le iniziative anche per il 2024: dopo quella dedicata a “Franco Rasetti fisico e naturalista”, il 28 febbraio serie di incontri in alcune scuole di Gubbio; il 16 marzo convegno dal titolo “Applicazioni della Fisica nucleare in Medicina”, mentre a metà maggio va in scena l’ormai tradizionale “Festival della Fisica”, quest’anno giunto alla sesta edizione. Per i due Ragazzi di via Panisperna vite incrociate e destini con finali assai diversi. Mentre Fermi morì all’età di 53 anni, Rasetti visse quasi il doppio, e si spense a 100 anni compiuti. Probabilmente la scelta di abbandonare la fisica fu più che azzeccata: fiori, pietre e insetti poterono più degli atomi.

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