A Milano, la prima edizione di “Dressing the Future – Indossare il Futuro” ha trasformato Cascina Cuccagna in un punto di osservazione sulla filiera moda italiana. L’evento, ideato dall’Italian Design Institute (Idi) con il patrocinio del Comune, ha riunito il 5 dicembre studenti, designer, artigiani e professionisti in un confronto su materiali, processi e competenze.
Le nuove generazioni in mostra
La giornata è iniziata con un percorso espositivo costruito attorno ai progetti degli studenti Idi, che hanno messo in campo approcci tecnici e sperimentazioni sui materiali. Dagli esercizi di Textile Design alla modellistica digitale 2D e 3D, le proposte raccontavano un’attenzione crescente verso il ciclo di vita dei prodotti. In dialogo con loro, le installazioni di Laurent Barnavon e le opere di Sara Conforti Hofer hanno mostrato come ricerca artistica e progettazione possano convivere in un’unica cornice. A completare l’esperienza, i paesaggi sonori creati dagli studenti di Sound Design, che hanno trasformato lo spazio in un ambiente immersivo.
Dove la sostenibilità diventa tecnica
Il focus dell’iniziativa è stato l’Art &Circular Fashion Lab, costruito come una serie di workshop che affrontavano la sostenibilità in modo operativo. Barnavon ha guidato una sessione dedicata allo zero waste applicato alla costruzione dei capi, mostrando come ridurre gli scarti già nella fase progettuale. Marco Piu ha proposto una mappatura dei flussi del riciclo tessile, utile per orientarsi tra opportunità e limiti delle filiere attuali. Con Carlo Galli si è lavorato sulla modellazione somatica 3D, mentre con Cristina Mandelli si è sperimentata la progettazione di grucce realizzate con materiali a basso impatto.
Una parentesi collettiva è arrivata con il workshop di pittura di Sarah Bowyer, realizzato insieme a Humana People to People Italia, che ha portato l’attenzione sulla dimensione collaborativa del design.
Ripensare la filiera, un pezzo alla volta
Nel pomeriggio, il talk “Re-immaginare il Made in Italy tra cultura, impresa e sostenibilità“, moderato da Aurora Magni, ha riportato la discussione sui nodi strutturali: gestione degli scarti, autonomia delle materie prime, standard di tracciabilità, modelli produttivi. I relatori hanno portato punti di vista diversi, ma con un tratto comune: la necessità di intervenire sì prodotto finale, ma anche e soprattutto sull’intero processo.
La conversazione ha messo in evidenza come l’innovazione, per funzionare, non possa rinunciare a formazione, aggiornamento delle competenze e collaborazione tra industrie, artigianato e scuole.
Un settore che misura le proprie trasformazioni
La chiusura della giornata è stata dedicata ai riconoscimenti per docenti e partner che collaborano con l’istituto. Un momento formale che ha lasciato spazio, subito dopo, a una riflessione più ampia: il comparto moda sta già vivendo una fase di transizione che non riguarda più solamente l’estetica dei prodotti, ma il modo stesso di costruire valore.
Il videomessaggio della giornalista Mariella Milani ha sottolineato il ruolo dei giovani designer in questa trasformazione, come operatori che iniziano già oggi a influenzare le pratiche del settore.
Dalla teoria ai gesti concreti
“Dressing the Future” non ha cercato soluzioni rapide né slogan. Ha offerto invece un luogo in cui sperimentare e mettere in discussione procedimenti, materiali e abitudini progettuali. È in questa direzione che la nuova generazione del design sembra muoversi: osservare il sistema, individuarne i punti critici e lavorarci, un dettaglio alla volta.
