09.12.2024
Scene di giubilo a Damasco. Biden: fatta giustizia, ma ci sono rischi
Roma, 9 dic. (askanews) – Scene di giubilo, cortei e bandiere al vento a Damasco e in molte città della Siria per celebrare la caduta del regime di Bashar al Assad. Dopo l’arrivo dei ribelli a Damasco e la fuga del capo dello Stato, il popolo siriano osa sognare un futuro migliore: cinque decenni di governo dinastico sono giunti al termine, con una fine improvvisa e per molti versi inattesa, a seguito di una lunga guerra civile che ha dilaniato il Paese. Folle di persone hanno sventolato la bandiera rivoluzionaria siriana e hanno abbattuto statue e ritratti del presidente e del padre, Hafez, mentre spari in aria e clacson hanno prima accompagnato e poi celebrato l’arrivo dei ribelli nella capitale. Sui principali social network si sono moltiplicati, in poche ore, foto e video di famiglie riunite con i propri cari, da tempo perduti, nell’oscurità del famigerato sistema carcerario del regime, tra pianti di gioia e abbracci per la ritrovata libertà. Ma online sono apparse anche immagini di saccheggi del palazzo presidenziale, ricco di beni e auto di lusso in un paese in cui il 90% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.
La Siria è da ieri in mano ai ribelli. Il regime di Bashar al Assad è crollato, lasciando dietro di sé le macerie di una lunga e sanguinosa guerra civile. I quasi 25 anni della sua presidenza, sopravvissuta nel 2011 alle ‘Primavere arabe’, si sono chiusi nel modo peggiore per il capo dello Stato, con una fuga da Damasco tanto frettolosa quanto misteriosa. Almeno nelle sue prime, convulse, fasi, quando sulla sua sorte vigeva la massima incertezza e si rincorrevano persino voci – non confermate – sulla sua morte. Nella serata di ieri però tutto è diventato più chiaro. Assad e i membri della sua famiglia, partiti dalla capitale subito dopo che questa era caduta in mano ai ribelli, sono atterrati a Mosca. La Russia ha concesso loro asilo politico, dopo l’ingresso in città dei gruppi guidati dal movimento jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts). ‘Questa è una vittoria per la nazione islamica’, ha commentato il leader di Hts, Abu Muhammad al Jolani.
A certificare la fine dell’era Assad è stato un video registrato dai ribelli e diffuso nella mattinata di ieri. La città di Damasco è stata ‘liberata’: ‘il tiranno Bashar al Assad è stato rovesciato’, hanno annunciato le forze antigovernative, con alcune immagini girate dalla base aerea strategica di Mezzeh, nella capitale siriana, per testimoniare la caduta del regime. Solo poche ore dopo è arrivata una dichiarazione del ministero degli Esteri di Mosca, stretta alleata del capo dello Stato: ‘A seguito dei negoziati tra Assad e alcuni partecipanti al conflitto armato sul territorio della Siria, Assad ha deciso di lasciare la carica presidenziale e ha lasciato il paese, dando istruzioni per effettuare pacificamente il trasferimento del potere. La Russia non ha partecipato a questi negoziati’. In quel momento, Mosca non aveva ancora deciso di concedere un salvacondotto al presidente siriano e alla sua famiglia. O almeno non aveva ancora reso pubblica la sua decisione. Lo avrebbe fatto nel pomeriggio, come ultimo gesto di amicizia nei confronti del capo dello Stato caduto in disgrazia. Subito dopo, la Russia ha poi reso noto di avere chiesto per oggi una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere della situazione.
Abu Muhammad al Jolani è arrivato a Damasco accolto come un grande liberatore, ripreso al suo arrivo mentre bacia la terra ai suoi piedi. ‘Continuiamo a lavorare con determinazione per raggiungere gli obiettivi della nostra rivoluzione… Siamo determinati a completare il percorso iniziato nel 2011’, ha detto. Intanto, nella capitale è stato imposto un coprifuoco di 13 ore e tutti i prigionieri sono stati rilasciati dalle carceri. I combattenti e cittadini siriani inoltre sono stati invitati dai ribelli a preservare e mantenere le proprietà dello stato siriano.
Ma un gruppo armato ribelle è entrato ieri mattina nel giardino della sede della residenza dell’ambasciatore italiano, Stefano Ravagnan. ‘Hanno portato via solo tre automobili e tutto è finito lì. Non sono stati toccati né l’ambasciatore né i carabinieri’, ha precisato il ministro Antonio Tajani, che mantiene uno stretto coordinamento con la presidenza del Consiglio e il ministro della Difesa. L’ingresso dei miliziani a Damasco e la dissoluzione del regime di Bashar Assad, secondo il ministro, comportano la necessità di una reazione immediata innanzitutto per la protezione degli italiani ancora presenti nel paese. Una quindicina di connazionali ha potuto attraversare la frontiera con il Libano. Il gruppo si trova ora a Beirut, in un luogo sicuro. Tajani intanto ha avuto contatti con leader politici di governi amici dell’Italia e ha verificato i piani di azione già programmati con altre amministrazioni dello Stato italiano.
Un’irruzione ha avuto luogo anche all’ambasciata iraniana a Damasco. Al Arabiya ha mostrato immagini di un gruppo di persone che strappava un grande poster all’ingresso della rappresentanza, con l’effigie del generale Qassem Soleimani, ucciso nel 2020 in Iraq in un attacco americano, e di Hassan Nasrallah, il leader Hezbollah morto a settembre in un raid israeliano a Beirut. E tra grida di giubilo e spari in aria, decine di centri di detenzione, ufficiali e informali, hanno aperto le loro porte ai detenuti, per intervento diretto delle forze antigovernative ma anche a seguito delle defezioni tra i ranghi di polizia ed esercito regolare. Nelle stesse ore sono cadute anche Tartus e Latakia, due città sul Mediterraneo che ospitano le basi russe in Siria, basi sulla cui sicurezza i ribelli hanno offerto ‘garanzie’, secondo fonti del Cremlino. E carri armati israleiani sono entrati in territorio siriano per la prima volta dalla guerra dello Yom Kippur nel 1973. Le truppe dello Stato ebraico hanno preso il controllo del versante siriano del Monte Hermon, nella ‘zona cuscinetto’ situata in Siria, sulle alture del Golan, ‘per evitare che forze ostili si avvicinino al confine israeliano’.
Il primo ministro siriano Mohammed Ghazi al Jalali, da parte sua, è stato prelevato dalla sua residenza e in un video postato dai ribelli e citato dalla Cnn è apparso assieme a un gruppo di uomini armati, apparentemente scortato da loro verso un albergo per ufficializzare il passaggio dell’autorità e la transizione del potere. Le forze antigovernative hanno smentito le indiscrezioni sul suo arresto, facendo sapere che il capo del governo di Damasco resterebbe, almeno al momento, al suo posto. Sin dalle prime ore, d’altra parte, aveva precisato di voler tendere la mano a ‘tutti i siriani che hanno a cuore questo Paese per preservarne le istituzioni’, lanciando un appello per ‘elezioni libere’ con il fine di designare la prossima leadership della Siria.
Il capo delle forze curde in Siria ha salutato il momento ‘storico’ e la caduta del regime ‘dittatoriale’. Mazlum Abdi, il leader delle Forze Democratiche Siriane (Sdf), un’alleanza armata guidata dai curdi, ha detto che ‘questo cambiamento rappresenta un’opportunità per costruire una nuova Siria basata sulla democrazia e sulla giustizia, che garantisca i diritti di tutti i siriani’.
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha invece precisato che Assad ‘non ha mai chiesto’ l’aiuto di Teheran a livello militare per soffocare le forze antigovernative, aggiungendo di essere stato ‘sorpreso’ dalla ‘velocità’ dell’offensiva ribelle e dalla ‘incapacità’ dell’esercito siriano di respingerla. Mentre il presidente Masoud Pezeshkian ha condannato la presenza dell’esercito israeliano in Siria e ha invitato i paesi del Medio Oriente a essere vigili riguardo alle misure di Israele nei confronti dei popoli di questa regione.
‘Finalmente il regime di Assad è caduto. Questa è un’opportunità storica per il popolo siriano’, ha commentato da parte sua il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in un discorso alla nazione in cui si è impegnato a difendere i Paesi vicini della Siria e ha definito la caduta del governo di Assad un ‘atto fondamentale di giustizia’, ma anche un ‘momento di rischio e incertezza’. Sottolineando le radici terroristiche di molti dei ribelli, Biden ha tuttavia precisato che i gruppi antigovernativi ‘ora stanno dicendo le cose giuste’, prima di concludere: ‘Assad deve essere portato davanti alla giustizia e punito’.
Gli Stati Uniti che, secondo indiscrezioni del New York Times, avrebbero avuto negli ultimi giorni dei colloqui segreti con i ribelli per mettere in guardia contro pericolose alleanze con l’Isis, hanno comunque effettuato ‘decine di attacchi aerei’ nella Siria centrale, prendendo di mira ‘più di 75 obiettivi’ dello Stato islamico, ha annunciato il Centcom. ‘Non dovrebbero esserci dubbi: non permetteremo all’Isis di ricostituirsi e di approfittare dell’attuale situazione in Siria’, ha detto il generale Michael Erik Kurilla, aggiungendo: ‘Tutte le organizzazioni in Siria dovrebbero sapere che le riterremo responsabili se collaboreranno o supporteranno l’Isis in qualsiasi modo’.
Da parte sua il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha spiegato che ‘dopo 14 anni di guerra brutale e la caduta del regime dittatoriale, oggi il popolo siriano può cogliere un’opportunità storica per costruire un futuro stabile e pacifico’. La caduta della ‘crudele dittatura’ di Assad è un ‘cambiamento storico’ nella regione che ‘offre opportunità, ma non è privo di rischi’, ha invece affermato su X la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen. ‘L’Europa è pronta a sostenere la salvaguardia dell’unità nazionale e la ricostruzione di uno Stato siriano che protegga tutte le minoranze’, ha commentato. ‘Ci stiamo impegnando con i leader europei e regionali e stiamo monitorando gli sviluppi’.