Motori indispensabili per Internet, i data center generano una quantità enorme di calore indesiderato. Per questo, a Shanghai, un’azienda cinese sta preparando un esperimento inedito: a metà ottobre, Highlander immergerà nel Mar Giallo un intero centro dati, con l’obiettivo di ridurre l’impatto energetico e ambientale di queste infrastrutture cruciali.
Non si tratta solo di suggestione tecnologica. Highlander, leader cinese nella fornitura di servizi di archiviazione, punta a validare la fattibilità commerciale dei data center sottomarini, già sperimentati in passato da Microsoft al largo della Scozia con risultati più che incoraggianti ma poi abbandonati dopo due anni. L’idea è semplice: sfruttare le correnti marine per raffreddare i server, abbattendo così i costi di condizionamento che, a terra, rappresentano una delle voci più pesanti della bolletta energetica. L’azienda promette che oltre il 95% dell’energia utilizzata proverrà da fonti rinnovabili, in particolare da parchi eolici offshore vicini alla costa.
Ma le sfide non mancano. L’impermeabilità delle capsule, la corrosione, i rischi di vulnerabilità alle onde sonore e, soprattutto, l’impatto termico sugli ecosistemi marini restano nodi irrisolti. Come avverte l’ecologo Andrew Want, dell’Università di Hull, il calore rilasciato dai server potrebbe alterare la distribuzione delle specie acquatiche. Per ora, Highlander cita test condotti nel 2020 che mostrerebbero un impatto minimo, ma gli esperti sottolineano che sarà necessario monitorare attentamente gli effetti di un’eventuale adozione su larga scala.
Settore in vertiginosa crescita
Il progetto cinese si inserisce in un contesto globale in cui il mercato dei cosiddetti green data center sta conoscendo un’accelerazione senza precedenti. Secondo un’analisi di MarketsandMarkets, il settore passerà dai 48,26 miliardi di dollari del 2025 a 155,75 miliardi nel 2030, con una crescita media annua del 26,4%. Una traiettoria spinta da due forze convergenti: da un lato gli investimenti massicci nelle energie rinnovabili, dall’altro l’aumento esponenziale della domanda di potenza computazionale, soprattutto legata all’intelligenza artificiale generativa.
La sostenibilità, oggi, non è più un accessorio ideologico, ma un requisito progettuale. I grandi fornitori di servizi cloud, i provider di collocazione e persino i data center aziendali integrano già soluzioni di raffreddamento per immersione, microgrid, software di energy management e logiche di recupero del calore verso reti di teleriscaldamento. L’idea è ridurre l’impronta di carbonio, migliorare l’efficienza energetica e rispondere a normative sempre più stringenti. Non sorprende che, accanto agli impianti sottomarini sperimentali, si stiano diffondendo campus “green” sulla terraferma, progettati per decarbonizzare le fonti e ottimizzare i consumi.
Data center e Italia
Il tema è cruciale anche in Italia dove i data center consumano in un anno quanto 189 mila famiglie. Secondo un report presentato da Confartigianato a ottobre 2025, tra il 2019 e il 2023 i consumi elettrici dei settori legati al digitale sono cresciuti del 50,6%. Il balzo più evidente si registra nei servizi informatici e nei data center, con un incremento del 144,6%. Solo nel 2023, i circa 42 mila data center italiani hanno assorbito oltre 509 GWh di elettricità. La Lombardia, da sola, concentra il 59% dei consumi, seguita da Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte. Milano si conferma il principale polo nazionale, con oltre 212 GWh assorbiti, quasi il 42% del totale.
L’espansione del digitale, dunque, presenta un paradosso: alimenta crescita e innovazione, ma rischia di trasformarsi in un boomerang sul fronte energetico se non accompagnata da infrastrutture efficienti. Come ha sottolineato Marco Granelli, presidente di Confartigianato, “non possiamo permetterci che l’innovazione diventi insostenibile. Serve pianificare, investire in efficienza e trovare un equilibrio tra sviluppo tecnologico e responsabilità ambientale”.
L’intelligenza artificiale, in particolare, è destinata a cambiare radicalmente le regole del gioco. Più AI significa più densità di potenza e questo porta con sé la necessità di raffreddamenti avanzati e di soluzioni “green” integrate. Non a caso, il settore sta guardando al software come al vero moltiplicatore di efficienza: sistemi predittivi capaci di modulare carichi in base al meteo, ai prezzi dell’energia e alla disponibilità di fonti rinnovabili, senza compromettere la qualità del servizio.
Che si tratti di capsule immerse nei mari o di campus ad alta efficienza sulle terre emerse, il futuro dei data center sarà sempre più intrecciato con le sfide climatiche ed energetiche del nostro tempo. In fondo, la vera partita non è solo nel calcolo, ma nell’energia che lo rende possibile.