18 Maggio 2024
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Ambiente, Cronaca, Economia, Sostenibilità

Dati impressionanti di CO2, ma le “economie avanzate” vanno nella direzione opposta

01.03.2024

La bassa produzione idroelettrica, causata dalla recente siccità globale, insieme alla crescita di Cina e India hanno provocato un aumento record nelle emissioni di CO2 a livello globale. A controbilanciare i dati sono i Paesi occidentali sempre più orientati verso una politica efficace di transizione energetica.

I dati sono impressionanti, e fanno registrare un nuovo record: questo è uno dei possibili modi per poterli leggere e assimilare. L’altro modo è (in parte) molto più rinfrancante, ma è impossibile affrontarlo con sollievo o addirittura ottimismo. Stiamo parlando delle emissioni globali di CO2 provocate dall’energia, che nelle cosiddette “economie avanzate” sono crollate nel corso del 2023 in maniera importantissima. Il problema è che nel resto del mondo è successo esattamente l’opposto, dimostrando che l’attuale impegno di chi per secoli ha inquinato indiscriminatamente ancora non basta.
Analizzando il rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie), non si può che partire dal dato generale. Il 2023 ha, infatti, vissuto un +1,1% delle emissioni globali di CO2 in tutto il mondo: in questo modo si è raggiunto un livello record. L’aumento è di 410 milioni di tonnellate, con il totale delle emissioni che nell’anno passato, ha di conseguenza raggiunto addirittura i 37,4 miliardi di tonnellate: non era mai successo nella storia. Le principali cause? La scarsa produzione idroelettrica, provocata dalla siccità che ha contraddistinto buona parte del 2023, e la crescita della Cina.

Proprio la superpotenza asiatica incide su questi dati più di altri, così come un altro Paese in grossa espansione: l’India. Peraltro, entrambe nel 2023 hanno dovuto affrontare gravi problemi di siccità, al pari degli Stati Uniti e non solo. Ricordiamo, infatti, come la stessa Europa, Italia inclusa, si sia ritrovata alle prese con questo tipo di emergenza per buona parte dell’anno passato (soprattutto nel corso dell’inverno).

C’è però anche un’altra faccia della medaglia, che va necessariamente tenuta in considerazione. Sempre l’Aie evidenzia, in un quadro decisamente fosco, un trend positivo nei Paesi occidentali: l’aumento di emissioni del 2023 è comunque inferiore rispetto a quello del 2022, quando raggiunse i 490 milioni di tonnellate rispetto al 2021. Il motivo è presto detto: l’utilizzo sempre più capillare di tecnologie come pannelli solari, turbine eoliche, energia nucleare e auto elettriche. In loro assenza, l’aumento globale delle emissioni di CO2 provocate dall’energia, che negli ultimi cinque anni ha toccato quota 900 milioni di tonnellate, avrebbe triplicato i propri già monumentali numeri.
Non a caso proprio Cina e India hanno fatto registrare i maggiori aumenti nelle emissioni di anidride carbonica, mentre i dati delle “economie avanzate” vanno in direzione opposta. Addirittura, nel 2023 hanno presentato un calo record, con una domanda di carbone che non era così bassa dai primi anni del 1900. A questo si aggiunge il fatto che le emissioni sono scese a un minimo non registrato da 50 anni, e che le economie dei Paesi di riferimento sono nel frattempo cresciute. E non poco: nel 2023, per la prima volta nella storia, almeno la metà della loro energia è derivata da fonti a basse emissioni (rinnovabili e nucleare). E questo non può che portare a una conclusione: qualcosa, per nostro il Pianeta, si sta già indubbiamente facendo. Ma ancora non basta. Anzi.

 

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