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Salute

Demenze senili, è allarme mondiale

23.09.2023

Il Report annuale denuncia la rapido diffusione della malattia di Alzheimer: nei prossimi 25 anni, le persone affette da demenze nel mondo potrebbero passare da 55 milioni a 139 milioni. Per l’OMS rappresentano la settima causa di morte nel mondo. I 12 principali fattori di rischio comprovati.

Le emergenze nel campo della salute umana passano anche dagli studi sui fattori di rischio e sulla capacità di prevenzione attraverso la diagnosi precoce. I dati forniti dal Report annuale sulla diffusione della malattia di Alzheimer forniscono un quadro allarmante nella misura in cui, nei prossimi 25 anni, le persone affette da demenze nel mondo potrebbero passare da 55 milioni a 139 milioni, ovvero crescere di due volte e mezza con un costo sociale destinato a salire da 1.300 a 2.800 miliardi di dollari già alla fine di questo decennio, quando con il trend attuale si prevedono 78 milioni di persone anziane non autosufficienti per incapacità cognitiva.

L’Organizzazione Mondiale della Salute stima che, nel 2020, 1 miliardo di persone aveva più di 60 anni e che questa categoria raddoppierà fino a 2,1 miliardi entro il 2050. Il problema è che due terzi di questa fetta di popolazione vivrà in Paesi a basso e medio reddito. Lo slogan “Non è mai troppo presto, non è mai troppo tardi”, scelto per la giornata mondiale dell’Alzheimer 2023 celebrata il 22 settembre, riflette bene ciò che va fatto per prevenire o quanto più possibile rallentare l’insorgere dei sintomi di demenza senile, agendo sui fattori di rischio. «Ritardare l’insorgenza della demenza o rallentarne la progressione dopo la diagnosi sono obiettivi essenziali quando si tratta di gestire il peso della malattia a livello sociale e individuale, per non parlare del valore incommensurabile di qualche anno in più di vita in buona salute per le persone e i loro cari», si legge nel documento, che mette in evidenza come le ricerche più recenti dimostrino la possibilità di abbattere fino al 40% i casi di demenza grave negli anziani.

L’OMS stima che la malattia di Alzheimer e le altre demenze rappresentino la settima causa di morte nel mondo. In Italia, sulla base dei dati forniti dall’Osservatorio demenze dell’Istituto Superiore di Sanità, circa 1.100.000 persone soffrono di demenza, di cui tra il 50 e il 60% malati di Alzheimer, e circa 900.000 con disturbo neurocognitivo minore. Sono circa tre milioni, invece, le persone direttamente o indirettamente coinvolte a livello familiare.

Non essendo ancora disponibile una cura per contrastare il manifestarsi e la progressione della demenza senile, non resta che ricorrere alla prevenzione, direttamente collegata allo stile di vita.

Sono 12 i principali fattori di rischio comprovati per la demenza:
l’inattività fisica;
il fumo;
l’eccessivo consumo di alco;
le lesioni celebrali;
i contatti sociali poco frequenti;
l’obesità;
l’ipertensione;
il diabete;
la depressione;
i disturbi dell’udito, a cui si aggiungono il basso livello di istruzione e l’esposizione all’inquinamento atmosferico.

Se da un lato la ricerca medica a livello internazionale lavora alla diagnosi precoce delle malattie neurologiche associate alla demenza, in Italia è stato istituito un Fondo per l’Alzheimer e demenze, con una dotazione di 14,1 milioni per Regioni e Province Autonome e 900.000 euro per l’Istituto Superiore di Sanità a sostegno di una serie di attività progettuali nell’ambito del Piano nazionale delle demenze relativo al triennio 2021-2023. Il futuro si prospetta più impegnativo.

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