8 Marzo 2025
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Cronaca, Personaggi

L’ultimo saluto a Fulco, difese il miracolo della natura

“Per prima cosa bisogna conoscere la natura, osservarla; poi amarla per capire le sue esigenze e per ultimo: difenderla. Queste tre semplici regole ci aiuteranno a vivere in armonia. La vita è questo, null’altro”. Così Fulco Pratesi, scomparso nei giorni scorsi a 90 anni, nella sua ultima intervista a Panda, la rivista del Wwf, l’associazione che contribuì a fondare e della quale è stato tanti anni alla guida. Domani, dalle 11 fino alle 18, nella sede del Wwf a Roma, in via Po 25, sarà aperta la camera ardente per chi vorrà esprimere il proprio cordoglio. E giovedì, alle 10.30 nella chiesa di San Roberto Bellarmino, in piazza Ungheria, a Roma, si svolgeranno i funerali. Ma Fulco Pratesi, per gli ambientalisti per i quali ha fatto quasi da padre, è ancora ben vivo e presente, lucido fino in fondo.

“Quando abbiamo detto a Fulco che volevamo dedicargli un’intervista sul numero di Panda di settembre 2024 in occasione dei suoi primi 90 anni – raccontano alla rivista del WWF – lui ci ha risposto che era una buona idea e ha aggiunto: “Poi potrete usarla come necrologio!”. Sereno, pragmatico e ironico come sempre. E pronto a raccontare la sua storia. La stranota conversione da cacciatore ad ecologista: una conversione avvenuta nel 1963, nelle foreste dell’Anatolia, quando un’orsa con tre piccoli si parò davanti a lui armato di fucile, senza degnarlo di attenzione, e lui da quell’immagine della bellezza e potenza della natura fu così impressionato da cambiare completamente prospettiva e diventare un conservazionista. Era il 1966. “Fulco – scrive Panda – riunì alcuni amici e insieme fondarono il Wwf Italia, nel momento in cui stava per diventare padre per la quarta volta”.

La natura della penisola non se la passava bene: “Esistevano solo quattro parchi naturali – ricordava – non c’era neppure un articolo di legge col quale poter istituire un’area protetta per gli uccelli, la caccia era aperta fino al 30 aprile. Si potevano uccidere, legalmente, lupi e gufi reali, aquile e lontre, fringuelli e pispole. Scelsi di fare qualcosa di concreto: prendere una riserva di caccia e salvarla. Partii dalle paludi, le aree più odiate”. E da lì non si è più fermato.

Se qualcuno merita un monumento in un parco nazionale – magari quel parco d’Abruzzo nel quale combatté vincendo le battaglie per la tutela dell’orso marsicano e del lupo – è lui.  Ma lui, orgoglioso del lavoro fatto, delle cento oasi del Wwf, del lavoro fatto per dare al Paese una moderna legislazione ambientale e del contributo a far crescere in Italia una cultura ambientalista, ne avrebbe riso. Adesso tocca agli ambientalisti portare avanti le sue battaglie, la sua eredità politica.

Amava profondamente la sua famiglia e amava d’un amore profondo la natura e il Wwf, ‘il mio quinto figlio’, come lui stesso ci ha definiti. La sua azione, personale e attraverso l’associazione del Panda – dice oggi Luciano Di Tizio, presidente del Wwf Italia – è stata fondamentale per la tutela della natura in Italia. Oggi sento, insieme a tutto il popolo del Wwf, un vuoto immenso: abbiamo perso un padre e un’insostituibile fonte di saggezza. Lo salutiamo commossi e infinitamente tristi, ma anche con una certezza: il Wwf continuerà ogni giorno a onorare la sua memoria, perseguendo con convinzione i suoi stessi ideali. Fulco sarà sempre con noi”. In questi tempi difficili, il suo esempio sarà più che mai utile per avere quella capacità di visione e quella grinta che serve.

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