27 Agosto 2025
/ 27.08.2025

Droni per pulire il tetto del mondo

Le pendici dell’Everest sono diventate la discarica più alta del mondo

Le pendici dell’Everest sono da anni sommerse da rifiuti lasciati dagli alpinisti: lattine, bottiglie di plastica, bombole di ossigeno vuote e attrezzature abbandonate che hanno trasformato il gigante himalayano nella “discarica più alta del mondo”. Ora, per ripulire la montagna simbolo dell’alpinismo, è entrata in azione una nuova tecnologia: i droni.

Durante l’ultima stagione di scalate (aprile-giugno), due velivoli a pilotaggio remoto sono stati impiegati dal campo 1, a 6.065 metri, per raccogliere i rifiuti accumulati lungo le vie di salita. In poche settimane hanno trasportato a valle quasi 300 chili di materiale. È un sistema più rapido e sicuro rispetto alle operazioni svolte finora solo con elicotteri o con la fatica di portatori e guide.

Il primo test

L’iniziativa, lanciata dalla società nepalese Airlift Technology, era stata testata lo scorso anno sulla vicina Ama Dablam (6.812 m), con la rimozione di 641 chili di rifiuti. “È un modo rivoluzionario per rendere la regione più pulita e sicura”, ha spiegato Tashi Lhamu Sherpa, vicepresidente del comune rurale di Khumbu Pasang Lhamu, l’area che custodisce il versante sud dell’Everest.

Secondo il comitato per il controllo dell’inquinamento di Sagarmatha, i droni sono molto più efficienti: in soli dieci minuti un drone riesce a trasportare la stessa quantità di rifiuti che dieci persone porterebbero in sei ore. Oltre allo smaltimento, i droni vengono già usati per portare in quota scale, corde e bombole di ossigeno, riducendo i rischi per gli sherpa che attraversano zone pericolose come la cascata di ghiaccio del Khumbu.

Non solo per la guerra

I velivoli, dal valore di circa 20 mila dollari ciascuno, sono stati forniti gratuitamente da un’azienda cinese e rappresentano ora uno strumento prezioso non solo per l’ambiente ma anche per la sicurezza. “I droni non sono utili solo in tempo di guerra”, ha sottolineato Raj Bikram Maharjan, fondatore di Airlift Technology. “Possono salvare vite umane e proteggere l’ambiente. Questa tecnologia cambierà le carte in tavola”.

Il prossimo banco di prova sarà il Manaslu (8.163 m), l’ottava montagna più alta del mondo, dove già a settembre i droni torneranno a volare tra ghiacci e crepacci con un doppio obiettivo: alleggerire gli alpinisti e liberare le vette dall’eredità tossica lasciata dalle spedizioni.

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