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Scienza e tecnologia

È sotto controllo il tuffo del satellite Aeolus che “cacciava” i venti terrestri

22.07.2023

L’Agenzia Spaziale Europea guiderà la fase di rientro in atmosfera del satellite Aeolus, lanciato nel 2018. Guidare la caduta è la procedura che verrà applicata a tutti i satelliti di nuova costruzione, con l’obiettivo di abbattere la possibile pioggia di detriti sulla terraferma.

Il cacciatore di venti Aeolus, il satellite dell’Agenzia Spaziale Europea costruito per studiare i venti terrestri per mezzo di miliardi di impulsi laser, rientrerà sulla Terra utilizzando il combustibile residuo della sua lunga e importante missione iniziata nel 2018. Come tutti gli altri strumenti spaziali giunti a fine corsa, Aeolus era destinato a cadere seguendo una traiettoria che non sarebbe stato possibile controllare, se non arrivando a indicare il possibile punto di impatto. L’Agenzia Spaziale Europea ha optato per effettuare una manovra controllata, la prima del genere per un satellite in orbita, a partire da lunedì 24 luglio.

L’obiettivo è fare in modo che Aeolus possa puntare verso il mare aperto, scongiurando il rischio, per la verità remoto, di una pioggia di detriti su aree abitate. I tecnici dell’ESA procederanno per gradi, abbassando la quota del satellite 72 ore dopo l’inizio dell’operazione per poi eseguire una serie di manovre finali, che potremmo definire correttive, fino al tuffo in oceano previsto nella giornata di venerdì 25 luglio.

La decisione di guidare la caduta di Aeolus anticipa di fatto ciò che dovrà avvenire per tutti i satelliti di nuova costruzione. Non è mai stato fatto prima d’ora un tentativo di questo tipo, con un satellite progettato, realizzato e messo in orbita prima che venissero messe in atto le attuali normative internazionali sui limiti di rischio per il rientro – come ha ricordato Simonetta Cheli, a capo dei programmi di Osservazione della Terra dell’Esa.

Per Tommaso Parrinello, responsabile della missione Aeolus:

«La decisione presa dall’Esa un mese fa è la dimostrazione più tangibile del nostro impegno per rendere il più possibili sicure le missioni spaziali anche in maniera retroattiva: l’obiettivo è abbassare ulteriormente il rischio, già comunque molto piccolo»

La misura adottata per trasformare la caduta libera in controllata è da considerarsi un accorgimento ulteriore per abbattere la possibilità che una pioggia di detriti finisca sulla terraferma. A sottolinearlo è Tim Flohrer, a capo dell’Ufficio per i detriti spaziali dell’Esa:

«Una volta scoperto che era possibile ridurre ulteriormente il già minimo rischio per gli esseri viventi e le infrastrutture, gli ingranaggi si sono messi in moto. Se tutto dovesse andare secondo i piani, Aeolus si troverebbe a essere in linea con le attuali norme di sicurezza per le missioni progettate oggi».

Aeolus ha iniziato a scendere dalla sua quota originaria di 320 chilometri alla velocità di circa un chilometro al giorno. È previsto che i comandi vengano inviati una volta raggiunta l’altitudine di 280 chilometri, facendo seguire una serie di manovre successive finché, raggiunti gli 80 chilometri di quota, l’attrito con l’atmosfera lo condurrà a disintegrarsi quasi completamente. Ma, cosa importante, quel poco che ne resta, ricadrà in mare aperto.

Aeolus, lanciato in orbita il 22 agosto 2018, ha contribuito in modo significativo a migliorare le previsioni meteorologiche globali e all’inizio del prossimo decennio l’Esa conta di mettere in orbita Aeolus 2, già finanziato con circa 7 miliardi di euro.

Credito fotografico:
Aeolus; ESA

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