18 Dicembre 2025
/ 18.12.2025

Ecomondo 2025, Edo Ronchi: “La transizione ecologica è già un motore di crescita. Ritardare aumenta i costi”

Il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile fa il punto sui risultati del Green Deal europeo e avverte: clima e risorse non consentono rallentamenti, chi accelera oggi guadagna competitività domani

Ai microfoni di Ultima Bozza, a margine di Ecomondo, Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, traccia un bilancio dei risultati raggiunti dall’Europa sul fronte della transizione ecologica, sottolineandone non solo gli effetti ambientali, ma soprattutto i vantaggi economici e industriali già prodotti.

Secondo Ronchi, uno dei risultati più significativi riguarda il taglio delle emissioni di gas serra, ottenuto parallelamente al rilancio dell’economia europea dopo il crollo causato dalla pandemia. Il Green Deal, spiega, non ha frenato la crescita, ma ha contribuito ad alimentare la ripresa, dimostrando come politiche climatiche e sviluppo economico possano procedere insieme. Un dato che smentisce la narrazione della transizione come freno alla competitività.

Sul fronte energetico, Ronchi evidenzia l’avvio di una riduzione della dipendenza dai combustibili fossili, grazie alla crescita delle fonti rinnovabili. In Europa la produzione elettrica da rinnovabili ha raggiunto il 47%, arrivando addirittura al 50% nel mese di giugno di quest’anno. Un passaggio cruciale non solo per il clima, ma anche per la sicurezza energetica e la stabilità dei costi.

Altro pilastro della trasformazione è la transizione verso una maggiore circolarità. Per un continente come l’Europa, fortemente dipendente dall’importazione di materiali e particolarmente esposto sul fronte delle materie prime critiche e strategiche, questa direzione è definita da Ronchi come “necessaria e non rinviabile”. Ridurre sprechi, aumentare il riciclo e l’efficienza nell’uso delle risorse significa rafforzare l’autonomia industriale e la resilienza del sistema produttivo.

Nel dibattito politico, osserva Ronchi, si parla sempre più spesso di rallentamenti, flessibilità e neutralità tecnologica. Ma il punto centrale resta che il clima non aspetta. Ogni ritardo accumulato nella transizione equivale a un debito che prima o poi va pagato, con interessi crescenti. Rinviare non produce vantaggi competitivi, perché le scadenze sono ineludibili: la crisi climatica va mitigata e le risorse naturali sono limitate e sempre più scarse.

La conclusione è chiara: prima si realizza la transizione, maggiori sono i benefici, anche sul piano economico e competitivo. Un messaggio rafforzato dal confronto internazionale. La Cina, ricorda Ronchi, sta accelerando con decisione e sta già superando l’Europa su molti fronti strategici. Per questo, rallentare oggi significa perdere terreno domani, mentre investire nella sostenibilità resta una scelta industriale razionale e lungimirante.

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