28 Aprile 2025
/ 28.04.2025

Effetto Trump, scompaiono i dati scientifici

Allarme della comunità scientifica internazionale: a causa dei tagli di Trump archivi scientifici — utilizzati quotidianamente per analisi climatiche e previsioni — rischiano di sparire, compromettendo anni di ricerca

Diversi istituti di ricerca in Germania stanno aderendo a una mobilitazione internazionale per proteggere preziosi archivi di dati scientifici che rischiano di essere cancellati o smantellati a seguito delle politiche ambientali dell’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump. La notizia, rivelata dalla prestigiosa rivista Nature, ha sollevato forti preoccupazioni nella comunità scientifica mondiale.

A preoccupare sono in particolare i database gestiti dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), agenzia federale statunitense che monitora atmosfera e oceani, fondamentale per la previsione meteorologica globale. Fonti interne, rimaste anonime per timore di ritorsioni, denunciano che l’accesso a numerosi database potrebbe terminare a breve a causa di tagli drastici ai fondi federali. Alcuni set di dati — utilizzati quotidianamente per analisi climatiche e previsioni — rischiano di sparire, compromettendo anni di ricerca scientifica.

“Vogliamo salvare i dati”

Alla luce di questi rischi, l’archivio di dati ambientali Pangaea, gestito dall’Università di Brema e dall’Istituto Alfred Wegener di Bremerhaven, ha annunciato di aver formalizzato una collaborazione con la Noaa per salvare i dati a rischio. “Non vogliamo rubare dati. Vogliamo salvarli”, sottolinea Frank Oliver Glöckner, bioinformatico a capo di Pangaea. L’iniziativa si inserisce in una campagna più ampia promossa dall’Associazione Helmholtz, che coordina diversi centri di ricerca tedeschi.

Già durante il primo mandato di Trump (2017-2021) le agenzie federali come l’Epa (l’Agenzia per la protezione dell’ambiente) avevano iniziato a eliminare siti web relativi a cambiamenti climatici e tutela ambientale. Oggi, sotto il secondo mandato, la situazione si è aggravata: le nuove politiche di “efficienza governativa” promosse dal consigliere presidenziale Elon Musk prevedono tagli di bilancio ancora più drastici, con l’obiettivo dichiarato di ridurre drasticamente la spesa pubblica nel settore.

Un’iniziativa di backup

Eric Nost, geografo dell’Università di Guelph in Canada e coordinatore di un’iniziativa di backup volontaria dei dati statunitensi, descrive la situazione come “la prima vera minaccia” ai set di dati ambientali fondamentali. “Trump 2.0 ha soddisfatto le peggiori aspettative”, afferma, evidenziando come la cancellazione dei dati non sia soltanto una questione politica, ma anche il risultato di tagli amministrativi indiscriminati.

Secondo quanto riportato da Bloomberg, la Noaa aveva già previsto di terminare contratti fondamentali con Amazon Web Services, mettendo a rischio l’accessibilità di database critici. La cancellazione di tali contratti, successivamente rinviata, ha comunque alimentato il panico nella comunità scientifica internazionale.

Iniziative simili a quella di Pangaea stanno emergendo anche in Europa e in Canada, con l’obiettivo di creare “pacchetti di salvataggio dati” che possano preservare la memoria ambientale mondiale in caso di ulteriori cancellazioni negli Stati Uniti. Il piano prevede il coinvolgimento di cinque o sei istituzioni di ricerca, ognuna impegnata a ospitare copie dei database più vulnerabili.

Per i ricercatori ambientali, proteggere questi archivi significa difendere non solo anni di lavoro, ma anche strumenti essenziali per prevedere disastri naturali, monitorare fenomeni meteorologici estremi e pianificare politiche di adattamento climatico. “Le informazioni possono essere perse non solo per motivi politici — avverte Nost — ma anche per semplici tagli di budget. È un rischio che non possiamo permetterci”.

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