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Esteri

Elezioni USA, il peso del tribunale di New York

09.01.2024

New York City, Federal Hall. L'edificio storico ospitò il primo Congresso e la Corte Suprema.

Oltre al processo di Trump, i repubblicani rischiano ulteriori pressioni, stando sempre nel mirino della giustizia newyorkese. “National Rifle Association” (molto più che un club di cacciatori) è in piena crisi a seguito delle dimissioni di Wayne LaPierre, che l’ha guidata per 38 anni. Per il procuratore generale è un decisivo segnale delle sue responsabilità.

Le elezioni americane del novembre 2024 potrebbero essere decise da un processo a New York. Non quello a Donald Trump per frode fiscale, ormai avviato a sentenza con una richiesta di multa record, ma quello alla National Rifle Association, in piena crisi dopo le dimissioni di Wayne LaPierre, che l’ha guidata per 38 anni. Le dimissioni di LaPierre, che avranno effetto dal 31 gennaio, giungono a pochi giorni dall’inizio del processo nato dalle indagini sulle irregolarità amministrative che il procuratore generale di New York, Laetitia James, ha avviato nel 2019.
L’importanza del processo è pari a quella dell’associazione. Dal canale televisivo NRATV alla valutazione dei candidati in base alla posizione pro- o anti-armi, NRA è oggi una forza politica di primo piano che sposta milioni di voti nelle elezioni di ogni ordine e grado.

Cosa le succederà? La domanda è importante, perché a rendere la NRA molto più che un club di cacciatori o tiro a segno è stato proprio LaPierre. Il suo titolo di Vicepresidente Esecutivo nasconde un potere completo sulla gestione ordinaria e straordinaria dell’associazione. Grazie a un patto di ferro con l’agenzia di comunicazione Ackerman McQueen, LaPierre, 74 anni, ha trasformato la NRA in un catalizzatore di posizioni conservatrici. Basti dire che la NRATV non parlava solo di caccia, ma anche di gender, immigrazione e altri temi cari alla destra. La deriva politica ha però avuto un costo. Come ha rivelato il New York Times, in sette anni la NRA ha visto le entrate ridursi del 44%, i soci crollare di oltre il 25%, le spese legali raggiungere le decine di milioni di dollari, i deficit crescere a dismisura. In parallelo, sono cresciute le spese e i fringe benefit di LaPierre, spesso giustificati con presunte esigenze di sicurezza personale. Altre difficoltà sono venute dalla difesa a oltranza del 2° emendamento – il diritto costituzionale di portare armi – mantenuto anche di fronte alle stragi nelle scuole.

Poiché la libertà di parola e di associazione impediscono di intervenire, Laetitia James ha sfruttato la propria giurisdizione sulla sede legale di NRA per attaccarla sul versante amministrativo. Sprechi, mancanza di documentazione, nepotismo e altre violazioni hanno consentito di indagare sulla rispondenza con la normativa del settore non profit. Per proteggersi, la NRA ha tentato di trasferire la sede in Texas e dichiarare bancarotta, una richiesta respinta come strumentale dal tribunale. Si è così arrivati al rinvio a giudizio di LaPierre, prima vittoria di James nella sua battaglia.
«La dimissioni di LaPierre confermano le nostre accuse contro di lui, ma non lo isolano dalle sue responsabilità», ha detto Laetitia James in un comunicato. Un collaboratore di LaPierre ha già raggiunto un accordo con la procura, spianando la strada a una deposizione al processo.È facile prevedere che l’esito del processo contro LaPierre costringerà la NRA a scegliere tra riformarsi o chiudere per sempre. La conseguenza maggiore sarà però quella politica. A chi andranno i voti in libera uscita dei suoi iscritti? Cosa sostituirà la pagella pro-armi della NRA per bloccare i candidati anche solo moderati? Come inciderà l’ennesima crisi di credibilità sulle elezioni di novembre?
Il tiro al bersaglio è appena agli inizi.

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