Il caldo estremo che sta investendo l’Italia in questa estate 2025 non è più solo un fenomeno meteorologico stagionale, ma un’emergenza sanitaria, sociale e ambientale. Temperature percepite oltre i 44 gradi, incendi in molte regioni e un’impennata dei ricoveri per malori legati all’afa stanno mettendo a dura prova i servizi sanitari. Le aziende sanitarie, però, non sono rimaste a guardare. Dal Nord al Sud del Paese, sono stati attivati piani operativi per tutelare soprattutto le fasce più fragili della popolazione: anziani soli, malati cronici e soggetti vulnerabili.
Secondo quanto riportato dalla Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), in molte città sono stati messi in campo strumenti concreti per affrontare le ondate di calore, come ambulatori mobili, potenziamento dell’assistenza domiciliare, numeri verdi attivi h24 e persino il blocco delle dimissioni ospedaliere per i più fragili nei giorni critici.
A Genova, ad esempio, l’Asl 3 Liguria ha attivato un infopoint con ambulatorio mobile nell’area del Porto Antico, rivolto a cittadini e turisti. Per tutto il mese di agosto, il personale sanitario effettua controlli della pressione, consulenze e fornisce consigli pratici su come proteggersi dal caldo. In tutta la regione Liguria è stato attivato il Piano caldo 2025, che prevede la mobilitazione di custodi sociali e maggiordomi di quartiere, un numero verde dedicato e il rafforzamento dei servizi domiciliari. Particolarmente significativa l’iniziativa “Meglio a casa”, che prevede il supporto di un assistente familiare a domicilio per 30 giorni dopo la dimissione ospedaliera.
Anche in Lombardia il sistema sanitario è in allerta. L’Ats di Milano ha dedicato una sezione del proprio sito a tutte le informazioni utili: dai consigli pratici ai contatti per i servizi attivi. In Emilia-Romagna, l’Ausl di Reggio Emilia ha rafforzato la collaborazione con il Comune e il Terzo settore – in particolare con Auser, Croce Verde e Croce Rossa – per contrastare la solitudine e offrire assistenza agli anziani con un centro di ascolto telefonico sempre attivo.
A Perugia, la Usl Umbria 1 monitora costantemente i reparti ospedalieri e le residenze protette, distribuisce acqua nei pronto soccorso e fornisce raccomandazioni puntuali agli assistiti domiciliari, soprattutto sul rischio di disidratazione.
Nel Mezzogiorno la risposta non è da meno. A Napoli l’Asl Napoli 1 ha attivato il “codice calore” nei pronto soccorso, ha potenziato l’assistenza domiciliare e messo a disposizione un numero verde per richieste di aiuto. A Catanzaro, l’azienda ospedaliera universitaria Renato Dulbecco ha predisposto postazioni ventilate nei reparti d’osservazione breve e aumentato il personale di supporto. In Puglia, la Asl di Taranto ha lanciato una campagna informativa, potenziato l’assistenza domiciliare, mappato digitalmente i soggetti più vulnerabili e predisposto una allerta meteo-sanitaria automatica su base comunale.
Sempre in Puglia, a Brindisi, è stato incrementato il numero di ambulanze operative per far fronte all’aumento di malori tra lavoratori esposti al sole. A Siracusa, invece, l’Asp ha attivato guardie mediche turistiche nei luoghi di villeggiatura più affollati, dotandole di telefoni cellulari per facilitare il contatto diretto con i cittadini.
Ma il caldo record non riguarda solo l’Italia. In Francia, tra il 19 giugno e il 6 luglio, sono stati registrati 480 decessi in più rispetto alla media stagionale. In Grecia, il termometro ha toccato i 45 gradi in alcune località e il governo ha disposto la chiusura del sito dell’Acropoli durante le ore più calde della giornata e il divieto di lavoro all’aperto in alcuni settori.
Il riscaldamento globale, oltre a provocare ondate di calore sempre più frequenti e intense, sta anche amplificando altri rischi sanitari. È il caso del virus West Nile, trasmesso dalle zanzare, la cui diffusione è in crescita in Italia. Secondo la Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, il virus è endemico in Veneto ed Emilia-Romagna, ma recenti focolai si sono registrati anche in Campania, con centinaia di casi probabilmente sottostimati, poiché spesso i sintomi sono lievi o assenti.
L’unico approccio efficace per contenere il fenomeno è quello integrato, noto come One Health: un sistema di sorveglianza che collega salute umana, animale e ambientale. Il Piano nazionale di prevenzione delle arbovirosi 2020-2025, attualmente in vigore, prevede una rete che coinvolge anche i servizi veterinari per monitorare la presenza del virus in uccelli selvatici, cavalli e zanzare. In alcuni casi, il virus è stato identificato nei vettori anche nove giorni prima che si manifestasse nei pazienti, a dimostrazione dell’importanza della prevenzione precoce.
Nel frattempo, le previsioni meteo annunciano l’arrivo di un cambiamento. Secondo Lorenzo Tedici, meteorologo de iLMeteo.it, l’ondata di calore africano dovrebbe attenuarsi nel weekend del 27 luglio, con una diminuzione delle temperature fino a 10 gradi e i primi rovesci al Nord già da giovedì. Ma si tratta solo di una tregua temporanea.
Le città, intanto, cercano risposte. A Milano, durante una tappa della campagna “Che caldo che fa!” organizzata da Legambiente, la presidente regionale Barbara Meggetto ha ribadito la necessità di una svolta radicale sul verde urbano. Secondo Legambiente, non basta colorare il cemento per creare una “piazza tattica”, servono vere zone di mitigazione del calore, più alberi e un piano serio contro le isole di calore.
Il messaggio che arriva da quest’estate infuocata è chiaro: non si tratta più di affrontare semplici emergenze, ma di preparare strutturalmente le città e i territori a convivere con un clima che cambia.