04.07.2024
Cronaca, Scienza e tecnologia, Sicurezza
“Ermes” a supporto dei soccorritori nei pozzi profondi
Mai più incidenti come quello di Palazzolo Acreide. Ermes è il sistema che è riuscito a collegare il soccorso alpino in wi-fi via hotspot all’interno di una grotta profonda 2.400 metri. L’operazione si è svolta nella grotta Antro del Corchia con successo. Tutti i dettagli sulla nuova tecnologia.
La straziante scomparsa di Vincenzo Lantieri, morto a 10 anni dopo essere precipitato in un pozzo a Palazzolo Acreide, nel siracusano, avrà certamente rievocato a qualcuno l’altrettanto devastante vicenda di Alfredo Rampi, il piccolo Alfredino che fece trattenere il fiato all’Italia intera nel 1981. In quel caso si era a Vermicino, nei pressi di Frascati, ma l’esito fu altrettanto tragico. Proprio per questo motivo da decenni si sta tentando di mettere a punto una rete di soccorsi sempre più efficiente e capillare. E in tal senso sono importanti le speranze generate da un esperimento del Soccorso alpino e speleologico (Cnsas), che è recentemente riuscito a attivare internet addirittura a 2.400 metri di profondità.
Il test ha avuto luogo durante un’esercitazione nella grotta Antro del Corchia, in provincia di Lucca, tra il 14 e il 16 giugno. In questa occasione il Soccorso alpino aveva il compito di raggiungere una speleologa ferita, e nell’occasione si è sperimentato un nuovo sistema di videoconferenze tra la squadra medica e i colleghi che stavano coordinando l’operazione a centinaia di km di distanza. Missione riuscita grazie a Ermes, un sistema che ha correttamente attivato un hotspot wi-fi all’interno della grotta. Ciò ha permesso di collegare a internet computer, telefoni e soprattutto le apparecchiature mediche indispensabili per queste attività di soccorso.
Il sistema di trasmissione di voce, video e dati funziona grazie a un semplice doppino telefonico, attivato all’ingresso della grotta. Questo si è rivelato sufficiente per mantenere un contatto costante tra i soccorritori sul luogo e l’equipe ospedaliera, con uno scambio di informazioni, indicazioni e parametri clinici che potrebbero rivelarsi cruciali per il salvataggio di vite umane e non solo.
Sono, infatti, molteplici le avversità da affrontare in operazioni in cui si può rivelare difficoltoso dapprima anche solo individuare i feriti, e poi intervenire in maniera tempestiva, efficace e non pericolosa. Fondamentale, dunque, oltre al soccorso immediato, anche la catena di operazioni che le squadre mediche devono effettuare, il loro puntuale coordinamento e infine la capacità di muoversi in condizioni ambientali avverse che potrebbero addirittura peggiorare le condizioni dei feriti.
All’operazione del Cnsas hanno preso parte ben 50 persone della commissione tecnica speleologica, ognuno dei quali è riuscito a svolgere il proprio compito senza intoppi. Ma soprattutto è estremamente promettente la risposta di Ermes, il cui segnale ha retto per l’intera durata della missione a quasi 2,5 km di profondità.
Si è certamente trattato di un’esercitazione non troppo complicata, e serviranno ulteriori riprove a un livello di emergenza ben maggiore. Resta il fatto che al momento le sensazioni sono estremamente buone, grazie a uno strumento che potrebbe rappresentare nel futuro immediato una vera e propria svolta per affrontare con una nuova ed efficace strumentazione incidenti drammatici che fin troppo spesso, in passato, si sono purtroppo trasformati in vere e proprie tragedie.