14 Gennaio 2025
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Cronaca, Cultura, Istruzione, Società

Esseri non scriventi

10.01.2025

Linguisti, neurologi e psicologi, ma anche i grafologi, tutti sconcertati dalla società italiana che sta perdendo la facoltà della scrittura. Il corsivo si conferma un ostacolo insormontabile e l’uso della mano per mettere giù un testo diventa un elisir cognitivo ed emozionale che fa sognare. Le conseguenze di un’involuzione.

Chi di voi si ricorda i quaderni di scuola, quelli con le prime pagine scritti in grafia ordinata per poi perdersi in un andamento più disordinato nelle successive? O gli infiniti fogli compilati con le lettere in corsivo minuscolo e maiuscolo dei primi quaderni a righe, quelli che alternavano righe più piccole a righe più grandi? O ancora le lotte con la penna stilografica per scrivere l’acca corsiva maiuscola senza sbavare l’inchiostro? Tutti ricordi, questi, che stanno generando uno spartiacque generazionale. Perché i bambini scrivono poco e scrivono male.

L’allarme arriva dal Nationa Literacy Trust, un’associazione inglese che si occupa di calligrafia. Secondo un’indagine dell’ente condotta su 76mila bambini e bambine, soltanto 1 su 10 scrive a mano da solo ogni giorno. Un dato, questo, in netto peggioramento rispetto al 2009, quando la percentuale si attestava al 50%. Numeri preoccupanti che però non riguardano solo i piccoli d’oltre Manica. In Italia a sollevare il problema non sono solo linguisti, neurologi e psicologi, ma anche i grafologi. Guglielmo Incerti Caselli, presidente dell’Agi – Associazione grafologica italiana, ha sottolineato come la scrittura su tastiera, computer o tablet che sia, non permette di esprimere i propri stati d’animo, cosa che, al contrario, accade con la scrittura a mano. «Una società che non sa più scrivere sarà formata da cittadini con deficit cognitivi, ridotta capacità critica, riflessiva, scarsa coordinazione motoria e un ridotto ventaglio di emozioni» spiega.

Su questa lunghezza d’onda un recente studio del Ministero dell’Istruzione: secondo i dati, infatti, sono in forte aumento i casi di disturbi specifici dell’apprendimento, passati da oltre 93 mila a 198 mila casi nel 2020, e i casi di disgrafia, cresciuti da 33 mila a oltre 108 mila. A confermarlo anche l’Osservatorio carta penna e digitale della Fondazione Einaudi, che segnala un incremento del 163% in 10 anni. Insomma, superare lo stampatello per i giovanissimi del XXI secolo sembra un’impresa. E proprio per uscire da questo impasse, il Governo ha proposto in ottobre 2024 l’istituzione della Settimana nazionale della scrittura a mano, puntando al riconoscimento della calligrafia come patrimonio Unesco.

Dunque, rieccoci ancora una volta, parlando di scuola, al si stava meglio quando si stava peggio. E come cantavano gli 883 in Mezzo pieno mezzo vuoto, «se si stava meglio quando si stava peggio non lo so però io vivo adesso». Ma ogni tanto carta e penna possono essere terapeutici.

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