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Ambiente, Cronaca, Economia, Sostenibilità

Fame e obesità, il clima risente della disparità globale

21.06.2024

Pessimismo ONU sul raggiungimento degli obiettivi fondamentali a favore del clima entro il 2030. Ostacolano le importanti disparità tra i vari Paesi nel mondo. La Finlandia guida il gruppo dei Paesi nordici. Buona la strada intrapresa dai BRICS. Noi, 23esimi su 167 in classifica. Pesano i Paesi poveri. Occorrono investimenti e cooperazione.

Il mondo ha fissato degli obiettivi fondamentali da raggiungere entro il 2030 per far fronte alla crisi climatica. Diciassette per la precisione. Eppure, secondo l’ultimo Rapporto sullo Sviluppo Sostenibile pubblicato il 17 giugno dalla Rete delle soluzioni per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (Sdsn), nessuno di questi propositi sarà raggiunto entro il termine prefissato. In particolare, il progresso verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – noti anche come SDG – mostra importanti disparità tra i vari gruppi di Paesi. E a guidare la classifica sono i Paesi nordici: la Finlandia si aggiudica la medaglia d’oro, a cui fanno seguito Svezia, Danimarca, Germania e Francia. Buona la strada intrapresa dai Paesi BRICS: Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa ma anche Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno compiuto progressi notevoli, superando la media mondiale del 2025. Anche l’Italia, nonostante l’osteggiamento delle politiche verdi, non se la cava male, e si posiziona 23esima in classifica su 167.

Al contrario, i Paesi più poveri e vulnerabili, tra cui i piccoli Stati in via di sviluppo rimangono indietro, con il divario che continua ad ampliarsi rispetto alla media globale. Ma che cosa fare per dare una spinta ai processi di salvaguardia dell’ambiente e del clima? In questo senso, il Rapporto ha evidenziato l’urgenza di riformare l’architettura finanziaria globale e rafforzare la cooperazione internazionale. È infatti essenziale che i Paesi a basso e medio reddito abbiano accesso a capitali a lungo termine e a basso costo: solo così potranno investire in maniera massiccia per raggiungere gli SDG. Una manovra, questa, che richiederebbe però nuove istituzioni e forme di finanziamento globale, tra cui la tassazione internazionale e un rinnovato focus su investimenti cruciali come l’istruzione di qualità per tutti.

Ancora, il rapporto evidenzia la necessità di un cambiamento radicale nei sistemi alimentari e fondiari: attualmente il mondo affronta una crescita preoccupante della fame e dell’obesità, mentre le emissioni di gas serra che derivano dall’agricoltura continuano a rappresentare una significativa porzione del totale globale. E il percorso proposto dagli esperti include per esempio misure chiave come la riduzione del consumo di proteine animali, investimenti mirati per incrementare la produttività in modo sostenibile e l’implementazione di sistemi di monitoraggio per prevenire la deforestazione. Cambiamenti fondamentali, dunque, che potrebbero prevenire fino a 100 milioni di ettari di deforestazione entro il 2030 e ridurre significativamente le emissioni di CO2 entro il 2050. Obiettivi sfidanti, certo, ma su cui è necessario impegnarsi per (almeno) avvicinarsi quanto più possibile ai traguardi prefissati. Per il nostro presente, per il nostro futuro.

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