13.06.2023
Approvato il bilancio 2022. Berlusconi creditore di circa 90 milioni
Roma, 13 giu. (askanews) – Non inganni l’unanimità, né il sostanziale silenzio che ha accompagnato il via libera alle decisioni. Che Forza Italia, senza il suo padre-padrone Silvio Berlusconi, sia in preda a una guerra tra bande, lo dimostra persino un passaggio sulla carta solo formale, come quello della convocazione del Comitato di presidenza. Anzi, delle convocazioni. Sta qui, infatti, il primo segnale delle malcelate tensioni.
Sono due e distinte, infatti, le riunioni fissate ieri dal commissario amministratore nazionale, Alfredo Messina: una per l’approvazione del “rendiconto dell’esercizio 2022”, l’altra per le “determinazioni in merito ai commissariamenti”. Se la prima si imponeva per legge, vista la necessità di approvare il bilancio entro il 15 giugno, l’altra aveva all’ordine del giorno la ratifica di una serie di nomine – effettuate nelle settimane scorse da Berlusconi stesso – tra cui il commissariamento di alcuni coordinamenti provinciali, ma anche designazioni nazionali come, per esempio, quella di Tullio Ferrante e Alessandro Battilocchio, rispettivamente a responsabile del tesseramento e dell’ufficio elettorale, nonché di Alessandro Cattaneo a vice coordinatore nazionale, ruolo che gli è stato assegnato dopo essere stato defenestrato da capogruppo alla Camera. Un giro di nomine che erano state volute e ‘benedette’ dalla quasi moglie del leader azzurro, Marta Fascina.
Sebbene si trattasse di ratifica di decisioni già prese e note, alla minoranza del partito era parso comunque inopportuno che si procedesse a poche ore dalla morte del fondatore e alla vigilia del suo funerale. Per questo era stato chiesto un rinvio della decisione e oggi in molti si sono presentati convinti che ci si sarebbe occupati solo del bilancio. E invece, a sorpresa, una volta finita la prima pratica, mentre ci si accingeva a chiudere il collegamento via Zoom, ecco il ‘secondo tempo’.
L’una e l’altra decisione, come recita il sintetico comunicato diramato alla fine, avvengono all’unanimità. In effetti, nessuno durante l’incontro ha battuto ciglio, nessuna protesta, nessuna lamentela o richiesta di chiarimento.
E se è vero che non c’è stato il temuto blitz, quello che prevedeva la suddivisione del partito in tre macroregioni – Nord, Centro, Sud – da affidare rigorosamente a persone vicine a Fascina, nella minoranza dei cosiddetti ronzulliani il malumore resta sebbene, per ora, silenzioso: si parla di “forzatura” ma, viene spiegato, si è preferito non fare polemiche come segno di rispetto nei confronti del leader scomparso.
Per quanto tempo la polveriera Forza Italia riuscirà a evitare di esplodere è questione a cui anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, guarda interessata. La speranza è che la reggenza di Antonio Tajani riesca a tenere in vita il partito almeno fino alle Europee. Ma non sarà facile, soprattutto se è vero che nemmeno il fronte governista può più essere considerato un blocco unico. C’è chi racconta, infatti, che tra le nomine che Fascina stava perorando negli ultimi giorni di vita di Berlusconi, ci fosse anche quella di un suo fedelissimo come coordinatore nazionale, ruolo che attualmente è ricoperto proprio dal ministro degli Esteri. Che ora avrà, invece, il compito di una difficile pacificazione.
C’è poi la questione nient’affatto secondaria delle casse del partito. “Il rendiconto di quest’anno ha portato un avanzo di un milione. Poi il presidente Berlusconi è creditore nei confronti di Forza Italia di circa 90 milioni di euro ma questo si è sempre saputo”, ha detto al termine della riunione Sestino Giacomoni. Crediti che, alla sua morte, passano ora ai figli. Nel suo intervento introduttivo Messina è poi tornato sull’annosa questione dei parlamentari morosi, circa un terzo infatti continua a non versare le quote dovute.