Il cambiamento climatico non altera solo il pianeta ma anche il modo in cui le famiglie percepiscono l’economia, l’inflazione e la propria sicurezza finanziaria. Lo certifica uno studio della Banca centrale europea che testimonia come temperature record, incendi, siccità e inondazioni non si traducono più soltanto in danni ambientali ma anche in nuove paure economiche.
La Bce lo definisce “quasi inevitabile”: il riscaldamento globale influisce sugli atteggiamenti e sulle aspettative economiche. Secondo lo studio, un aumento di 0,5 gradi delle temperature globali porta in media a un incremento di 0,65 punti percentuali nelle aspettative di inflazione a cinque anni. Chi è più consapevole dei rischi climatici tende ad aspettarsi aumenti di prezzo più elevati, soprattutto su beni di prima necessità come cibo ed energia. In molti collegano infatti l’aumento dei prezzi a raccolti compromessi, costi di produzione più alti e interruzioni delle catene di approvvigionamento.
Clima come variabile macroeconomica
Oltre tre quarti degli europei seguono con attenzione le notizie sul cambiamento climatico, una percentuale quasi identica a chi segue i dati sull’inflazione. Il legame non è casuale: il 44% degli intervistati dichiara di aver subito perdite reali negli ultimi cinque anni a causa di eventi meteorologici estremi. Molti temono conseguenze pesanti del riscaldamento globale sulla crescita, sull’occupazione, sul debito pubblico e sul proprio benessere personale. In sostanza, il clima sta già diventando una variabile macroeconomica percepita.
Nonostante l’allarme, la disponibilità a contribuire personalmente resta limitata. La Bce rileva che gli europei sono disposti a spendere circa 3.000 euro in cinque anni per contrastare l’aumento delle temperature, una cifra modesta rispetto alla portata della sfida. Molti cittadini ritengono che la responsabilità principale dell’azione climatica spetti ai governi, non ai singoli, anche perché percepiscono le conseguenze economiche come globali ma l’impatto diretto sulle proprie finanze come marginale.
Clima e politica monetaria
Un altro risultato interessante dello studio è che gli effetti del riscaldamento globale non sono lineari: già un aumento di mezzo grado è sufficiente a modificare in modo significativo le aspettative dei consumatori su inflazione e crescita. Per le banche centrali, questo è un segnale delicato: se il clima alimenta aspettative di inflazione più alte, mantenere la stabilità dei prezzi diventa più complesso. In pratica, la crisi climatica rischia di influenzare anche la politica monetaria.
Secondo la Bce il cambiamento climatico è ormai un fattore economico a tutti gli effetti. Non si tratta solo di proteggere ecosistemi e specie, ma anche di preservare la fiducia dei cittadini nel futuro. Perché se il clima cambia la percezione dell’economia, anche le politiche economiche dovranno cambiare, più attente agli impatti ambientali e più capaci di accompagnare la transizione. Il termometro, intanto, continua a salire. E anche le aspettative.