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Fine, battezzati “Figli di un dio minore” ai Campi Elisi

24.07.2023

Finisce il Tour de France con ognuno al suo posto: Vingegaard rimane Vingegaard e Pogacar resta dove era. La maglia gialla rimane in Danimarca, la maglia bianca torna in Slovenia e la maglia a pois ritorna nostra dopo 31 anni.

I pomeriggi di tutti saranno un pochino vuoti sino all’estate prossima.
Il 110° Tour de France è in archivio allinsegna del bis consecutivo di Vingegaard e della seconda sconfitta di Pogacar.
La maglia gialla rimane in Danimarca grazie al “re pescatore” Jonas e la maglia bianca torna in Slovenia per la quarta volta, portandosi appresso una lezione di vita per il “Giovin Cannibale” Tadej, che in futuro dovrà ragionare meglio sulle proprie ambizioni soprattutto quando la forma non è la migliore. Di ciò si è già scritto e non aggiungiamo altre pene ai suoi ottusi mentori.

L’Italia del pedale deve aggrapparsi alla maglia bianca a pois rossi di Giulio Ciccone, che torna in Abruzzo vestito alla… Scaramacai, divertente macchietta televisiva dei tempi andati. Così addobbato dal casco alle scarpette come si è messo in mostra nelle ultime tappe della Grande Boucle, basterebbe completare lopera con una pallina rossa al naso e accompagnarlo in ospedale per alleviare le sofferenze dei piccoli degenti in corsia come fanno i clown di Dottor Sorriso.  

Non ce ne voglia lo scalatore di Chieti, ma quell’abbigliamento è una questione cromatica cara soprattutto ai marketing manager dei brand della grande distribuzione alimentare che l’hanno adottato per pubblicizzare determinati supermercati. La maglia del gran premio della montagna della corsa più importante al mondo torna in Italia dopo 31 anni e rinfresca quel sorriso pieno di felicità di Claudio Chiappucci a Sestriere nel 1992. E fa riaffiorare i nomi degli altri connazionali che nel tempo hanno conquistato la classifica speciale dei grimpeur: Bartali (2 volte), Coppi (2), Nencini, Massignan (2), Bellini, Battaglin e, appunto, Chiappucci (2), Ora l’albo d’oro va aggiornato col cognome di Ciccone.

Bene… ma attenzione: un tempo Bartali e Coppi tornarono a casa con sopra la ben più prestigiosa maglia gialla. E i loro successori a pallini rossi furono comunque protagonisti anche della sfida per la graduatoria generale, cioè la maglia gialla. Quello di Ciccone, invece, è semplicemente un brodino, che accontenta lui, il suo team e non certo i palati fini del ciclismo. Il traguardo conquistato è secondario. Un conto è vederlo combattere con ogni mezzo possibile, compreso il cambio di bicicletta per andare allassalto del miglior tempo nel segmento montagnoso della cronometro individuale di Conbloux. Altro conto, invece, è incorniciare la maglia a pois come risvolto della ben più osannata maglia gialla.

Al netto della soddisfazione comunque condivisibile, ma rimarcato il fatto che l’immagine di Ciccone, pur incensata sul podio delle celebrazioni dei Campi Elisi parigini, sia ben sfuocata rispetto a quella luminosa di Vingegaard, essendo a 2 ore e 24 minuti e 29 secondi di distacco dal vero trionfatore del Tour.
Siamo convinti che Ciccone e il suo Team baratterebbero volentieri la conquista del 2023 con una semplice vittoria di giornata, che all’Italia manca ormai da ottanta e più tappe, e nulla ci toglie dalla mente che – rimanendo nel campo del marketing il loro nuovo sponsor (Lidl) avrebbe fatto a meno di portare a spasso il marchio concorrente (Leclerq) che segna tutte le montagne del Tour.

Per i figli di un dio minore quale sono i ciclisti italiani di adesso vien facile esultare anche per i traguardi minori. Il meccanismo che regola i punteggi del gran premio della montagna del Tour andrebbe “regolato” verso l’alto. La graduatoria dovrebbe puntare più sulla qualità che sulla quantità dei punti messi in palio. E certi artifici dei parziali” andrebbero annullati per non vedere premiato un cavallo di razza che vola in certi tratti del Prix Arc de Triomphe e poi si piazza a metà gruppo sulla linea del vincitore. Questione di credibilità. Anche per il Tour dei marziani, come amano descriverlo in televisione. Ad maiora.

Credito fotografico:
Tour de France 2023; A.S.O./Pauline Ballet

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