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Arte, Cultura

Flash Gordon, profezia continua ispirata a “Orlando furioso”

26.03.2024

L’età dell’oro del fumetto, dove il futuro ebbe inizio, dove non possiamo che accorgerci di stupefacenti realtà odierne. Un missile che s’innalza da un sommergibile, un videotelefono, scene di ibernazione. Una profezia senza fine, ma ispirata a mondi antecedenti. La cronaca.

All’alba del 7 gennaio del 1934 (or sono 90 anni), su uno dei quotidiani più accreditati degli Stati Uniti, il New York America Journal, i lettori si accorsero che qualcosa era cambiato. Al di sotto delle avventure di Jungle Jim, campeggiava una tavola: The end of the world. Poi lo zoom attraversava l’Africa, l’Asia e finalmente i lettori avrebbero fatto la conoscenza con la risposta della King Future Syndacate (KFS) alle avventure spaziali e temporali di Buck Rogers, apparse dal 7 gennaio del 1929, disegnate da Dick Calkins con i testi Philip Nowlan.

Buck Rogers è stato il primo personaggio ad attraversare lo spazio, anticipare il futuro; gli fece seguito dal 24 novembre del 1933 Brick Bradford, disegnato da Clarence Gray con i testi di William Ritt. Ma da quelle strisce del 7 gennaio del ’34 nulla nella fantascienza, nei viaggi interstellari, nella tecnica, elettronica, veicoli (…) è stato più lo stesso. A stravolgere il mondo dopo il crollo e la Grande Crisi di Wall Strett del 1929 è stata di certo l’apparizione di Flash Gordon, giocatore di polo, laureato a Yale, complici i disegni immaginifici e profetici di Alex Raymond (1909-1956) che fu nominato Michelangelo del fumetto (con la collaborazione di Don Moore per la sceneggiatura delle avventure e i disegni di Austin Briggs e John Mayo). La saga di Flash Gordon e di Dale Arden, l’eterna fidanzata, del dottor Hans Zarkov, è un poema di cappa e spada, laser ed eros, un melodramma ariostesco (di certo l’Orlando furioso è stato un poema che ha molto ispirato situazioni e personaggi; basterebbe pensare al bandone che apre le avventure: We sing arms and heroes, che richiama l’eco dell’incipit dell’Eneide virgiliana) in continua evoluzione come un cubo di Rubik senza soluzione, molta suspence e soprattutto con un susseguirsi di invenzioni che precorrono i futuri sviluppi della industria e tecnica. Su questo ci soffermeremo.

Alex Raymond, il padre di Flash Gordon, ha saputo padroneggiare e anticipare come nessuno il pianeta della fantascienza che diventerà scienza, design, tecnologia, comunicazioni; si potrebbe, a tal proposito, fare un confronto con i romanzi di Jules Verne. I missili che si alzeranno da Cape Kennedy dagli anni Cinquanta alle imprese lunari, s’innalzano tra vampe e vapori, in verticale nel cielo con sagome che intuiamo e vediamo già nelle avventure del nostro eroe. Un missile s’innalza da un sommergibile, come farà il Polaris, ma nel 1960. Tra gli anni Trenta e Quaranta è già possibile vedere nelle tavole e avventure di Flash Gordon uno strumento ora di uso comune: il videotelefono. E ancora, già si parla di ibernazione, di palombari – molto tempo prima dei prototipi di sub, del futuro comandante Jacques Cousteau. In campo medico scopriamo un vero e proprio polmone d’acciaio per “tornare a respirare e riprendere coscienza”, per non parlare di armi (e luci) laser e cucine, la cui cottura avviene attraverso raggi e non il fuoco. In campo automobilistico e navale le meraviglie sono infinite combinazione. Per tacere della sensualità ed erotismo delle donne, principesse e non, soprattutto disegnate da Alex Raymond, che ruotano nella galassia di questo eroe precursore di tanti protagonisti di saghe e film e romanzi, parliamo ed evochiamo la saga di Star Wars.

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