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Fronte social, l’altra faccia del conflitto mondiale

16.12.2024

L’anticostituzionalità non ferma l’obbligo di vendita imposto dalla Corte d’Appello USA contro TikTok. Si teme che ByteDance possa cedere dati sensibili a Pechino, come previsto dalle leggi cinesi. Trump, Elon Musk, Zucherberg, l’America si compatta contro l’avanzamento della piattaforma cinese che conta 170 milioni di utenti negli States.

TikTok? Non in Usa. O quantomeno no a una TikTok cinese sul suolo americano: così la Corte d’Appello degli Stati Uniti ha deciso respingendo il ricorso presentato da ByteDance, la società proprietaria del social network, contro il blocco della piattaforma nel Paese, confermando la legge firmata dal presidente Joe Biden nell’aprile scorso. E dunque: a meno che TikTok non venga venduta a una società statunitense, l’app sarà bandita a partire da gennaio 2025. Una misura giustificata per ragioni di sicurezza nazionale.

Dunque, l’avventura del social più in voga al mondo darebbe finita qui, se non fosse che l’Amministrazione Biden è agli sgoccioli e che potrebbe arrivare presto un alleato inaspettato. Intanto TikTok ha annunciato un nuovo ricorso alla Corte Suprema, confidando nella tradizione dei giudici di tutelare la libertà di espressione. Un portavoce dell’azienda ha dichiarato: «Il ban si basa su informazioni inesatte e speculative, configurandosi come una forma di censura che rischia di soffocare le voci di oltre 170 milioni di cittadini americani».
L’azienda sostiene infatti che l’obbligo di vendita imposto sia anticostituzionale, appellandosi al Primo Emendamento della Costituzione statunitense. Ma poi, appunto, lo scenario potrebbe cambiare. E sì, c’entra – come al solito – Elon Musk.

In pratica: e preoccupazioni principali riguardano la gestione dei dati raccolti dalla piattaforma. Si teme infatti che ByteDance possa cedere tali dati al governo di Pechino, come previsto dalle leggi cinesi. Sebbene non ci siano prove concrete, il sospetto ha spinto gli Stati Uniti a richiedere la vendita della piattaforma o, in alternativa, a bandirla. Per mitigare i timori TikTok aveva proposto il “Project Texas”, un piano per trasferire tutti i dati degli utenti americani su server gestiti da Oracle negli Stati Uniti, così come in Europa, un’iniziativa simile è stata lanciata con il “Project Clover”. Ma nonostante queste misure, il governo statunitense ha mantenuto la sua posizione rigida, dando tempo fino al 19 gennaio per trovare un acquirente. Guarda caso una scadenza che coincide con il giorno prima dell’insediamento del nuovo presidente Donald Trump. E sì – anche in questo caso – centra pure lui.

Attualmente TikTok conta circa 170 milioni di utenti negli Stati Uniti, una parte significativa del miliardo di utenti globali. La decisione di bandire la piattaforma ha implicazioni enormi, sia per gli iscritti che per l’azienda. E soprattutto per la concorrenza: proprio Trump ha affermato, tempo fa, che una chiusura del social avrebbe avvantaggiato il rivale Meta, quindi Mark Zuckerberg. Che poi appunto è quello che voleva prendere a pugni Musk al Colosseo. Insomma: la situazione è intricata, anche perché Zuck è in fase di riavvicinamento verso Trump dopo averlo ignorato in campagna elettorale (business is business…). E quindi, in ogni caso, il CEO di TikTok, Shou Zi Chew, ha utilizzato la saggezza cinese per avvisare i suoi iscritti: «State tranquilli, non andremo da nessuna parte».

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