19 Luglio 2025
/ 18.07.2025

Fuga dal circo tradizionale, crescono gli spettacoli senza animali

Il settore del circo tradizionale è in crisi, rimane a galla solo grazie ai fondi pubblici. La Lav chiede di sbloccare la legge che afferma il principio del "superamento dell’uso degli animali nei circhi e negli spettacoli viaggianti"

Mentre il teatro e gli spettacoli dal vivo tornano a crescere, c’è un settore che continua a languire: quello del circo tradizionale. Secondo il nuovo Rapporto SIAE 2024, la crisi del comparto è evidente: meno spettacoli, meno spettatori e incassi tra i più bassi dell’intero panorama culturale italiano. L’incasso medio è di appena 580 euro per spettacolo, contro una media del settore teatro che sfiora i 3.800 euro. Peggio fa solo il comparto delle marionette.

Il numero degli spettacoli è calato dell’1,1% rispetto al 2023, ma il dato che fa più rumore è quello del pubblico: -5,4% di spettatori in un solo anno. Una fuga. A differenza di altri ambiti dello spettacolo, il circo infatti non riesce a rinnovarsi. O meglio: una parte sì, quella che ha scelto di reinventarsi puntando sul circo contemporaneo, sull’arte acrobatica, sulla danza, sulla tecnologia. L’altra, quella che insiste sull’uso di animali, resta ferma, ancorata a un modello che sempre più italiani rifiutano.

Il paradosso degli otto milioni

Crollano i numeri ma non i finanziamenti. Anzi. Nel 2024 il ministero della Cultura ha stanziato oltre 8 milioni di euro per sostenere il settore circense. Una cifra che di fatto tiene in piedi un comparto che il mercato non premia più. Una contraddizione evidente, tanto più che lo Stato italiano ha già approvato nel 2022 – con la legge 106 – il principio del “superamento dell’uso degli animali nei circhi e negli spettacoli viaggianti”. Una legge delega chiara, votata dal Parlamento, che avrebbe dovuto avviare una trasformazione profonda. E invece siamo alla terza proroga. L’ultima, proposta dal ministro Gennaro Sangiuliano, sposta l’attuazione della norma al 31 dicembre 2026.

La LAV – Lega Anti Vivisezione – ha lanciato un appello al Senato perché mercoledì prossimo, in Aula, non si approvi questa nuova dilazione. “Una proroga in netto contrasto con la sensibilità collettiva, con i dati di disaffezione del pubblico e con la volontà – e il dovere – morale del nostro Paese”, denuncia Giulia Giambalvo, responsabile dell’area animali esotici di LAV.

Gli italiani vogliono un altro spettacolo

I dati lo confermano: il circo con animali non incanta più. Secondo un sondaggio Doxa, la maggioranza degli italiani è favorevole all’eliminazione degli animali dagli spettacoli viaggianti. La sofferenza di tigri, elefanti, leoni e cavalli – spesso costretti a condizioni innaturali e addestramenti coercitivi – è sempre più evidente e inaccettabile agli occhi del pubblico. La percezione è cambiata, anche grazie alla sensibilizzazione condotta da anni da associazioni e professionisti del settore che hanno scelto una via diversa, quella del circo etico e creativo.

Nel mondo, oltre 50 Paesi hanno già vietato l’uso di animali nei circhi. Dalla Francia al Belgio, dall’Olanda al Messico. L’Italia, nonostante una legge approvata, continua a rimandare. E intanto 2.000 animali restano ancora rinchiusi nei tendoni.

La via d’uscita c’è

Il cambiamento è possibile. Esiste già. È rappresentato da realtà che puntano sulla qualità artistica, sulla spettacolarità dell’umano, sul coinvolgimento emotivo e tecnologico. Non è un caso se i circhi contemporanei, senza animali, riscuotono crescente successo anche in Italia. Si può fare spettacolo senza costringere nessun essere vivente a comportamenti contro natura.

Procrastinare ancora è una scelta politica, non tecnica. È la difesa di un sistema che sopravvive solo grazie ai fondi pubblici, a discapito di un’evoluzione già scritta. Perché il governo continua a difendere un modello in crisi, invece di aiutare chi vuole davvero rilanciare il circo come forma d’arte viva e moderna?

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