Mentre Gaza brucia e in Ucraina si combatte il Parlamento italiano resta incagliato nel tentatiuvo di forzare la mano sul Ddl Caccia. Accantonate questioni considerate evidentemente secondarie come siccità, costi energetici e competitività delle imprese, le commissioni del Senato vengono trascinate in sedute fiume, due al giorno, imposte dal presidente della Commissione Agricoltura Luca De Carlo (FdI). Riunioni che iniziano all’alba e finiscono a notte fonda, con l’unico obiettivo di accelerare l’approvazione di un testo pensato per soddisfare la frangia più aggressiva del mondo venatorio.
Il provvedimento, contestato da 55 associazioni ambientaliste, animaliste e scientifiche, non porta alcun vantaggio agli agricoltori, non tutela i territori e nemmeno i cacciatori. Al contrario, spalanca le porte a caccia senza regole, favorendo bracconieri e abusi. Gli emendamenti della maggioranza – denunciano le associazioni ambientaliste – hanno spinto ancora più in là l’impianto originario: cancellata ogni traccia di tutela degli animali, ampliato l’elenco delle specie cacciabili (fino a includere stambecchi e oche), riaperta la strada all’uso di richiami vivi, ridotta la protezione del lupo. Tra le novità più controverse, la possibilità di sparare in spiaggia, in barca, su terreni ghiacciati e persino con silenziatori, strumenti che rendono impossibili i controlli e limitano l’azione delle guardie volontarie.
Il rischio, denunciano le associazioni, è quello di trasformare l’Italia in un’arena di caccia permanente, dove legalità, sicurezza e ambiente passano in secondo piano. Una scelta che calpesta la Costituzione, viola norme europee e indebolisce la tutela di beni comuni preziosi come biodiversità e paesaggio.
La battaglia politica è accesa. Peppe De Cristofaro, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra al Senato, parla di “testo squilibrato, un provvedimento sparatutto, su cui stiamo facendo una dura battaglia in commissione”. E accusa la destra di voler “smantellare l’attuale normativa sulla caccia senza alcun confronto serio con scienza, enti di ricerca e associazioni”.
Stupite anche le parlamentari Pd Eleonora Evi e Patrizia Prestipino: “Il governo Meloni rimane in silenzio sul contesto mondiale sempre più grave e sul genocidio in diretta a Gaza ma, incredibilmente, la sua maggioranza in Senato decide di accelerare sul ddl caccia, convocando addirittura le sedute notturne. È semplicemente vergognoso il tentativo di usare scorciatoie su una riforma profondamente divisiva, ignorando non solo il confronto democratico ma anche i dati e le analisi indispensabili per una discussione seria e responsabile. Sono queste le indecenti priorità di questa maggioranza? Chiediamo l’immediato stop dell’iter parlamentare del ddl caccia, almeno fino a quando il governo non presenterà la relazione. Non è accettabile discutere una riforma tanto delicata nel cuore della notte, lontano dagli occhi dell’opinione pubblica”.
Sulla battaglia contro la deregulation venatoria l’opposizione è compatta: “L’andazzo si era già capito da quando è iniziato l’esame del DDL Caccia al Senato, e purtroppo continua a mantenersi tale. Con convocazioni strampalate all’alba o in piena notte, la maggioranza impone una corsa sfrenata per approvare un provvedimento pensato solo per fini elettorali e per compiacere la parte più estrema del mondo venatorio. Invece di affrontare le crisi vere che sta vivendo l’agricoltura e la biodiversità, con conseguenze gravi con cui dovremo fare i conti, il Parlamento diventa ostaggio di un Ddl che non solo non è né urgente né prioritario, ma addirittura pericoloso”, dichiarano in una nota i parlamentari M5S del Comitato Pianeta 2050, Sergio Costa, Alessandro Caramiello, Ilaria Fontana, Gisella Naturale.