Nel pieno di un’estate che non concede tregua alla diplomazia internazionale, la questione palestinese è tornata con prepotenza al centro del dibattito politico globale. A Gaza si continua a morire, sotto le bombe e nella fame, mentre il mondo si divide tra la maggioranza degli Stati che condanna apertamente le azioni israeliane e i pochi che continuano a difende a oltranza, oltre ogni evenienza, il governo di Benjamin Netanyahu. E l’Italia, per voce del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si ritaglia un ruolo chiaro: quello di coscienza critica dell’Occidente.
Durante il tradizionale incontro del Ventaglio con la stampa parlamentare, Mattarella non ha usato mezzi termini. Dopo aver affrontato con fermezza la minaccia russa in Ucraina, ha puntato lo sguardo su Gaza e sull’“ostinazione a uccidere indiscriminatamente” che sta caratterizzando la condotta militare israeliana. Il capo dello Stato ha elencato episodi precisi: ambulanze colpite, bambini assetati uccisi mentre cercavano acqua, famiglie intere annientate nei bombardamenti, ospedali ridotti in macerie. “È difficile – ha detto – pensare a una ripetizione casuale di errori. Qui c’è perseveranza. E, come dicevano già Seneca e Sant’Agostino, perseverare è diabolico”.
Un giudizio severo, che rompe con la tradizionale prudenza diplomatica italiana e che ha spinto Giorgia Meloni a un colloquio telefonico con Netanyahu. La premier ha parlato di una situazione “insostenibile e ingiustificabile” nella Striscia, ribadendo la necessità di un immediato cessate il fuoco e annunciando nuovi aiuti umanitari con il programma Food for Gaza.
Valanga diplomatica
Nel frattempo, la mappa dei rapporti internazionali si rimescola. Il Canada ha annunciato che a settembre, durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina. Una mossa storica, salutata con entusiasmo dal presidente palestinese Mahmoud Abbas, che ha parlato di “decisione coraggiosa” in un “momento critico per salvare la soluzione dei due Stati”. A sostegno del gesto di Ottawa si sono subito schierati Francia e Regno Unito: il premier britannico Keir Starmer, infatti, ha dichiarato che anche Londra procederà con il riconoscimento, a meno che Israele non accetti alcune condizioni, tra cui un cessate il fuoco e la rinuncia all’annessione della Cisgiordania.
Il riconoscimento della Palestina sta diventando una nuova linea di faglia nella diplomazia globale. Se l’Europa si mostra sempre più orientata a sostenere l’autodeterminazione palestinese, gli Stati Uniti si irrigidiscono in difesa di Israele. Una frattura che rischia di compromettere gli sforzi per un negoziato di pace credibile.
La Casa Bianca, attraverso un portavoce della presidenza Trump, ha bollato il riconoscimento della Palestina come “una ricompensa a Hamas”, ribadendo che Washington non seguirà l’esempio dei partner europei. Trump stesso, con un post sul suo social network Truth, ha espresso irritazione per la scelta canadese, suggerendo ritorsioni sul piano commerciale: “Wow! Il Canada sostiene uno Stato palestinese. Sarà difficile fare accordi con loro. Oh, Canada!”.
Dal canto suo, Israele ha reagito duramente. L’ambasciata israeliana a Ottawa ha parlato di “campagna distorta di pressione internazionale”, mentre il governo Netanyahu ha definito il riconoscimento una “legittimazione della barbarie di Hamas” e un ostacolo agli sforzi per liberare gli ostaggi ancora prigionieri.
La Russia contro Mattarella
Il contesto, insomma, è infuocato. E a gettare ulteriore benzina sul fuoco è arrivata la cosiddetta “lista nera” pubblicata dal ministero degli Esteri russo, che include una serie di politici occidentali accusati di “russofobia”. In cima alla lista c’è proprio Sergio Mattarella, reo – secondo Mosca – di aver paragonato l’aggressione russa all’Ucraina al progetto del Terzo Reich. Il presidente non ha replicato direttamente, ma ha rilanciato la sua visione: “La postura aggressiva della Russia è un macigno sulle prospettive dell’Europa”.
Nel mezzo di tensioni multiple – da Gaza a Kiev, passando per Bruxelles – Mattarella ammonisce contro una “diffusa intolleranza alle opinioni diverse” che rischia di sfociare in nuovi antisemitismi, lo fa con parole che mirano a distinguere nettamente la condanna della politica di un governo dalla stigmatizzazione di un popolo. Perché, ha sottolineato, “non c’è spazio per slogan superficiali e pregiudizi”. Ma c’è ancora spazio, forse, per la diplomazia e per la pace.
La contemporanea escalation in Ucraina e nella Striscia di Gaza mostra quanto sia fragile l’attuale equilibrio geopolitico. L’Europa si trova stretta tra due fronti: a Est, la minaccia russa incombe sui Paesi baltici e sulla sicurezza collettiva. A Sud, il conflitto israelo-palestinese rischia di compromettere definitivamente la credibilità dell’Occidente come garante dei diritti umani.
Mattarella ha lanciato un messaggio chiaro: “La contrapposizione economica rischia di produrre altre forme, più rudi e pericolose, di conflitto”. In altre parole, se l’Europa non saprà reagire con coerenza e visione strategica, le guerre in Ucraina e Palestina potrebbero segnare l’inizio di una lunga stagione di instabilità globale.