12 Agosto 2025
/ 1.08.2025

Gaza: solo l’Italia rimane con Trump

La diga è saltata: i principali Paesi europei verso il riconoscimento dello Sato di Palestina, anche la Germania si muove. L’isolamento del governo Meloni è totale

“Per anni ho rifiutato di utilizzare questa parola: ‘genocidio’. Ma adesso non posso trattenermi dall’usarla, dopo quello che ho letto sui giornali, dopo le immagini che ho visto e dopo aver parlato con persone che sono state lì”. Così David Grossman, uno dei più importanti scrittori contemporanei, rompe in un’intervista a Repubblica, da israeliano, il tabù che grava in Israele sulla parola che fotografa quello che sta succedendo a Gaza: genocidio.

E poi la diga che salta: la Francia, la Gran Bretagna, il Canada e tanti altri Paesi che vanno a ingrossare la larga maggioranza di Stati che già riconosce lo Stato della Palestina. Perfino la Germania, per ovvi motivi storici sempre dalla parte di Israele, apre al riconoscimento della Palestina, non immediato ma “con un percorso da iniziare subito”, secondo le parole del ministro degli Esteri Johann Wadephul, bollato per questo come “nazista” dal ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, esponente dell’estrema destra israeliana.

E poi la violenza sistematica dell’esercito israeliano e delle milizie paramilitari su persone inermi a Gaza e in Cisgiordania che continua ora dopo ora, senza pause, con immagini proiettate nelle case di tutto il mondo di bambini dilaniati mentre erano in coda per riempire di cibo una scodella, di villaggi cristiani assaltati, di ulivi sradicati per sfregio accanto alle case bruciate. In un solo giorno, 90 persone sono state uccise mentre cercavano cibo vicino a un convoglio umanitario.

In questo quadro, con l’Europa che sembra finalmente svegliarsi dal letargo diplomatico, tra i principali Paesi del continente spicca un’unica eccezione: l’Italia. La nostra presidente del Consiglio usa circonlocuzioni, parole che girano attorno a se stesse (“Sono favorevole allo Stato palestinese, ma non al suo riconoscimento senza un processo per costituirlo”) per nascondere un fatto molto semplice. Per il governo italiano Trump viene prima dell’Europa. Mentre il Canada si avvicina a Bruxelles profilando un asse con Londra in sostegno all’Unione, l’Italia prova a svignarsela alla chetichella. Peccato che sull’altra sponda dell’Atlantico il sostegno di Trump a “io sono Giorgia” non vada al di là di qualche battuta. 

Così l’isolamento del governo italiano cresce giorno dopo giorno. I partner del G7 si muovono – persino il Giappone ha espresso sostegno al riconoscimento – l’Italia resta ferma. E le parole della premier peggiorano la situazione perché rivelano una contraddizione insostenibile: dire “sì” allo Stato palestinese ma “no” al suo riconoscimento oggi è come dichiararsi pacifisti mentre si vendono fucili.

La crisi di Gaza è ormai molto più di un’emergenza umanitaria: è un fallimento politico globale. Il tempo della neutralità è finito. E l’Italia, se non vuole diventare irrilevante, dovrà prima o poi scegliere da che parte stare. Con i carri armati contro i civili affamati. O con il diritto internazionale.

CONDIVIDI
ponte sullo stretto 6ago25

Continua a leggere