25 Giugno 2025
/ 25.06.2025

Ghiacciai addio: dal 2001 a oggi -12%

Dalle Montagne Rocciose canadesi alle Alpi svizzere il ghiaccio scompare a vista d’occhio. E negli ultimi quattro anni il ritmo di fusione è raddoppiato rispetto al decennio precedente

Dalle Montagne Rocciose canadesi alle Alpi svizzere, lo spettacolo secolare dei ghiacciai sta scivolando via a un ritmo sempre più incalzante. La fusione sta accelerando con un’intensità tale da spingere i glaciologi a usare termini come “precipitare” per descrivere ciò che sta accadendo. Secondo uno studio pubblicato su Geophysical Research Letters, tra il 2001 e il 2024 i ghiacciai dell’ovest del Canada, del Pacifico nord-occidentale statunitense e della Svizzera hanno perso circa il 12% della loro massa. E negli ultimi quattro anni il ritmo di fusione è raddoppiato rispetto al decennio precedente.

A dirlo è Brian Menounos, uno dei massimi esperti del settore, docente alla University of Northern British Columbia e capo ricercatore all’Hakai Institute: “Negli ultimi quattro anni, i ghiacciai hanno perso il doppio del ghiaccio rispetto al decennio precedente. Lo scioglimento sta semplicemente precipitando”.

Sole, siccità e fuliggine: i killer del ghiaccio

Il cambiamento climatico è il motore di fondo, ma a peggiorare la situazione ci sono due fattori che funzionano da moltiplicatori: la siccità e il cosiddetto “oscuramento glaciale”. Normalmente, la neve e il ghiaccio riflettono gran parte dell’energia solare grazie all’effetto albedo, contribuendo così al raffreddamento della superficie terrestre. Ma quando il ghiaccio viene coperto da particelle scure – polveri, ceneri, fuliggine – quella superficie bianca smette di riflettere e inizia ad assorbire il calore, accelerando la fusione.

In Svizzera, l’oscuramento è stato alimentato da ondate di polvere sahariana trasportata dal vento fino alle Alpi. In Nord America, invece, il colpevole è la cenere degli incendi boschivi sempre più frequenti. L’impatto è concreto e misurabile: nelle Montagne Rocciose canadesi, il 40% del ghiaccio fuso tra il 2022 e il 2023 è stato attribuito proprio all’oscuramento.

Turismo, acqua, sicurezza: tutto a rischio

La ricerca ha monitorato a fondo tre ghiacciai nel Canada occidentale, quattro tra Oregon e stato di Washington, e ben venti in Svizzera. Tutti, nessuno escluso, mostrano lo stesso destino: arretrano, si assottigliano, si disgregano.

L’impatto immediato sull’innalzamento del livello del mare è, per ora, limitato. Ma le ripercussioni locali sono già visibili: meno ghiaccio significa meno acqua nei fiumi in estate, proprio quando la siccità colpisce più duro. Gli ecosistemi che dipendono dal deflusso glaciale – dai salmoni del Pacifico ai prati alpini – rischiano di collassare. E per le comunità umane, la fusione accelerata comporta anche un aumento del rischio di disastri improvvisi: le alluvioni glaciali, causate dal cedimento di bacini d’acqua creatisi nei ghiacciai in scioglimento, sono eventi tanto rari quanto devastanti.

Il futuro con (molto) meno ghiaccio

Ciò che oggi sembra straordinario – ghiacciai che perdono chilometri in pochi anni – sta diventando la norma. E non si tratta di una previsione futuristica: secondo Menounos, dobbiamo “prepararci per un momento in cui i ghiacciai scompariranno dal Canada occidentale e dagli Stati Uniti”. In Svizzera, secondo le proiezioni dell’Accademia delle Scienze, entro fine secolo potrebbe sopravvivere solo il 5-10% del volume glaciale rispetto al 2000.

E intanto, il 2024 si candida già a essere un altro anno nero per i ghiacci. Le temperature medie stanno superando i livelli storici e, a peggiorare le cose, tornano la polvere sahariana, la siccità e gli incendi. In assenza di interventi drastici sulle emissioni globali, anche i ghiacciai più resistenti dovranno arrendersi. A meno che non si decida, finalmente, di prendere sul serio il cambiamento climatico.

CONDIVIDI

Continua a leggere