11 Settembre 2025
/ 11.09.2025

Giornalisti e parlamentari sulla Flotilla in partenza: “Non possiamo più stare zitti”

“Chiediamo la protezione del nostro governo”, dicono gli attivisti. Il governo spagnolo estenderà l’immunità diplomatica ai cittadini spagnoli che stanno partecipando alla missione. Il ministro Tajani si limita a dire: “Garantiamo assistenza”

L’aria di Siracusa, solitamente placida, si è fatta carica di attesa e tensione. Lì, nel cuore del Mediterraneo, una flotta di imbarcazioni si prepara a salpare, non per una crociera di piacere, ma per una missione di speranza. Ad accoglierla, oltre 200 persone che si sono ritrovate alla Marina di Siracusa per salutare la Global Sumud Flotilla in partenza per Gaza. I manifestanti si sono muniti di bandiere palestinesi per sostenere la popolazione di Gaza vittime dei massacri. Tra gli slogan e gli striscioni le parole “Fermiamo Israele”, “Free Palestine”, “No genocidio”.

Diciotto barche pronte a salpare, altre 16 provenienti dalla Grecia. Sono i numeri della missione forniti da Maria Elena Delia, portavoce italiana. Navi cariche di 500 tonnellate di aiuti. L’obiettivo è chiaro: rompere l’isolamento e portarli a Gaza, a una popolazione allo stremo, dimenticata e martoriata da anni di conflitto.

L’intento è ambizioso, quasi temerario, ma la causa è giusta, e questo sembra essere l’unico faro che guida il convoglio.

“Partiremo nelle prossime ore, forse all’alba”, l’ultimo annuncio. A bordo, un mosaico di vite e storie diverse si fondono in un’unica volontà. Ci sono attivisti, giornalisti, politici, e persone comuni, tutti uniti dalla convinzione che la solidarietà non debba avere confini. Un’unità che trova la sua espressione più profonda nelle parole di una portavoce, Maria Elena Della, che ha raccontato della Flotilla partita da Barcellona, pronta a unirsi al gruppo italiano. “Non possiamo più stare zitti,” ha detto, “dobbiamo dare voce all’indignazione del popolo italiano.”

E la loro indignazione è palpabile. Gli attacchi da parte di droni (il secondo “deliberato”, secondo il governo tunisino) alle due delle imbarcazioni non hanno fermato il loro spirito. Anzi, hanno rafforzato la loro determinazione. “Gli attacchi non ci fermano,” si legge su uno striscione.

“Chiediamo – dice Delia – al governo italiano di tutelare dei cittadini italiani qualora dovessero essere prelevati, sequestrati o incarcerati dagli israeliani. Non vogliamo le scorte, ma una interlocuzione diplomatica con Israele. Siamo preoccupati e non solo per la popolazione palestinese”. Il ministro degli Esteri spagnolo ha detto che estenderà l’immunità diplomatica ai cittadini spagnoli che stanno partecipando alla missione. “Un gesto di grande sostegno e saremmo felici se avessimo la stessa opportunità”, conclude la portavoce della Global Sumud Flotilla.

Una prima risposta è arrivata questa mattina dal ministro degli Esteri Antonio Tajani in audizione al Senato: “Seguiamo da vicino la vicenda della Global Sumud Flotilla. Ai 58 cittadini italiani garantiremo assistenza diplomatica e consolare come sempre fatto per i cittadini italiani fermati in Israele per iniziative analoghe. Ho anche chiesto all’Unità di crisi della Farnesina di restare in stretto contatto con la portavoce della Global Sumud Flotilla.
L’ambasciata italiana a Tel Aviv è stata attivata e, su mia istruzione, sono state sensibilizzate le autorità israeliane sul rispetto dei diritti fondamentali di tutti i partecipanti a bordo, compresi parlamentari, e ho chiamato anche il ministro degli Esteri Sa’ar per sensibilizzarlo personalmente sulla questione”.

Ma il viaggio, che durerà dieci giorni, è anche una battaglia contro gli elementi. Il maltempo, con i suoi venti e le sue onde, ha già rallentato la Flotilla, che procede lentamente. Le prime barche hanno trovato rifugio a Biserta, in Tunisia, in attesa che la tempesta si plachi. Un piccolo scalo forzato, un respiro prima della parte più difficile del tragitto.

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