Nel Montana, cuore dell’America rurale e teatro di spettacolari paesaggi naturali, un gruppo di giovani ha deciso di sfidare l’ex presidente Donald Trump in tribunale. L’accusa è pesante: la sua politica energetica, centrata sul rilancio dei combustibili fossili e sul rallentamento delle energie rinnovabili, metterebbe a rischio il futuro del pianeta e violerebbe i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione statunitense.
La causa, portata avanti dall’organizzazione Our Children’s Trust e guidata dalla 19enne Eva Lighthiser, si basa sul Quinto Emendamento, che impedisce allo Stato di privare i cittadini della loro vita, libertà e felicità senza un giusto procedimento legale. Secondo i ricorrenti, le decisioni dell’amministrazione Trump – compresa la dichiarazione di emergenza energetica per favorire trivellazioni e centrali fossili – vanno in senso opposto a questi principi.
Cambiamenti sulla propria pelle
Eva Lighthiser conosce bene le conseguenze della crisi climatica. Cresciuta a Livingston, una cittadina del Montana non lontana dal Parco di Yellowstone, ha vissuto sulla propria pelle gli effetti del cambiamento climatico: incendi sempre più frequenti, inondazioni devastanti, evacuazioni improvvise. La giovane racconta di soffrire d’ansia e depressione per l’incertezza che avvolge il suo futuro. Come lei, Joseph Lee, studente cresciuto vicino a una raffineria in California, ha affrontato una giovinezza segnata dall’asma e, dopo il trasferimento nella Carolina del Nord, dalle inondazioni.
Il loro non è un caso isolato. In diversi stati americani, iniziative simili hanno già portato a risultati significativi. In Montana, nel 2023, un giudice ha accolto il ricorso di un gruppo di ragazzi che contestavano la concessione di licenze edilizie senza valutazioni ambientali. Alle Hawaii, invece, un’altra azione legale ha contribuito ad accelerare la decarbonizzazione dei trasporti.
Uragano Trump
Ma ora l’attenzione è puntata sul presidente Trump, tornato protagonista di una politica ambientale fortemente regressiva. Oltre ad aver smantellato decine di regolamenti durante il suo nuovo mandato, Trump ha firmato una legge di bilancio che riduce drasticamente i crediti d’imposta per i progetti solari ed eolici. Secondo un’analisi di S&P Global, questi tagli rischiano di bloccare migliaia di progetti in fase di sviluppo, soprattutto negli Stati meno preparati ad accogliere le energie pulite.
Le nuove scadenze imposte dalla normativa – come quella del 2027 per l’entrata in funzione degli impianti – sono considerate irrealistiche dagli operatori del settore, che denunciano l’impossibilità di rispettare i tempi a causa dei ritardi strutturali nell’interconnessione alla rete elettrica. A complicare il quadro, anche i limiti imposti sui materiali provenienti da paesi come Cina e Russia, fondamentali per la catena di approvvigionamento dell’energia solare.
A questo si aggiunge la possibile revoca, da parte dell’Epa, del parere legale che dal 2009 considera i gas serra dannosi per la salute umana. Se confermata, sarebbe una svolta epocale, perché quella valutazione è alla base di gran parte delle norme ambientali vigenti negli Stati Uniti.
Dal punto di vista legale, il percorso della causa contro Trump si annuncia complesso. La Corte Suprema, a maggioranza conservatrice, potrebbe rigettarla, come ricorda Patrick Parenteau, professore di diritto ambientale. Tuttavia, secondo l’avvocato Mat Dos Santos, che rappresenta i giovani ricorrenti, la Corte ha dimostrato in passato attenzione al “diritto alla vita” in altri ambiti, come quello dell’aborto, e ora potrebbe estenderla al diritto di vivere su un pianeta sano.