4 Luglio 2025
/ 4.07.2025

Gli alberi catturano CO₂. Sì, ma non tutti allo stesso modo

Un nuovo sistema di conteggio permette di calcolare con maggior precisione quanta CO₂ viene catturata nei vari contesti. Contano molti fattori: il tipo di alberi, l’aggregazione tra le specie, la gestione

Quanta anidride carbonica viene veramente catturata dalle piante? La domanda è essenziale vista l’accelerazione della crisi climatica prodotta dall’aumento delle emissioni serra. E un nuovo studio internazionale pubblicato su Nature Ecology and Evolution – con un contributo di Alessio Collalti del Cnr-Isafom – dà un contributo importante all’elaborazione di una risposta precisa: calcola l’efficienza del processo, la Carbon Use Efficiency (CUE), cioè la quota di anidride carbonica che, una volta assorbita, resta davvero “in cassaforte” sotto forma di legno, radici o zuccheri stabili, invece di essere restituita all’aria. Più alta è la CUE, più a lungo il carbonio resta imprigionato: un indicatore cruciale per valutare il ruolo reale degli ecosistemi terrestri contro il riscaldamento globale.

Il database che non c’era


Per misurare la CUE servono molti dati. Lo studio ha utilizzato quelli provenienti da torri di flusso “eddy covariance”, strumenti che monitorano lo scambio di carbonio tra la Terra e l’atmosfera, per creare il più ampio database sull’efficienza d’uso del carbonio nella vegetazione. “Due grossi flussi di carbonio sono controllati dalle piante”, spiega Collalti “la fotosintesi che sottrae CO₂ e la respirazione che la restituisce all’atmosfera. La CUE rappresenta il rapporto tra quanto carbonio viene assorbito e quanto non viene riemesso perché trasformato e trattenuto sotto forma di carbonio organico, ossia biomassa, zuccheri, e altre molecole stabili, invece di essere rilasciata di nuovo in atmosfera”.

L’analisi ha prodotto oltre 2.700 stime di CUE su scala globale, un numero dieci volte superiore rispetto ai dati finora disponibili. E il team ha integrato le osservazioni con recenti teorie ecologiche e metodi statistici avanzati per stimare il bilancio netto tra fotosintesi e respirazione in diversi ecosistemi terrestri. In sostanza l’attenzione si è spostata dalla CO₂ assorbita dalle piante mediante la fotosintesi, alla CO₂ che resta trattenuta dagli alberi alla fine del loro ciclo di respirazione.

L’atlante così organizzato mostra che l’efficienza non è affatto uniforme. Al top ci sono le foreste decidue temperate: temperature moderate e un metabolismo sprint in primavera permettono loro di trasformare in biomassa una porzione record del carbonio assorbito. Le conifere sempreverdi, con la strategia “poco ma tutto l’anno”, accumulano meno. Buone le prestazioni di praterie e campi coltivati, con cicli annuali rapidi. Fanalino di coda le savane erbacee: caldo intenso, suoli poveri e incendi frequenti fanno evaporare il vantaggio fotosintetico. Il clima conta, ma il tipo di vegetazione si rivela il fattore decisivo.

Perché ci riguarda 

“Piantiamo un albero e salveremo il pianeta” è dunque uno slogan seducente ma un po’ generico. I dati dicono che contano specie, sito e gestione: il carbonio rischia di tornare in aria alla prima siccità o motosega. La nuova mappa della CUE può aiutare a trasformare un indicatore da laboratorio in uno strumento operativo per politiche, investimenti e certificazioni: riforestazione sì, ma con specie ad alta efficienza, densità adeguata, suoli protetti e piani di gestione di lungo periodo. Così si ottiene più difesa climatica per ogni euro speso.

Bisogna inoltre considerare che l’efficienza cambia con le stagioni, con la biodiversità e con eventi estremi – siccità, ondate di calore, incendi – che la crisi climatica rende più frequenti. Il nuovo dataset rappresenta dunque un salto in avanti, ma servono monitoraggi costanti per capire dove, quando e perché la CUE varia, riducendo l’incertezza che ancora pesa sui bilanci globali di carbonio. Solo così potremo dire, senza bluffare, quanta CO₂ la natura può realisticamente sottrarre e quanta dobbiamo toglierne noi, tagliando le emissioni alla fonte.

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