Passata quest’ultima tornata di freddo che, tra alti e bassi, ci accompagnerà fino a Pasqua, torneremo a fare i conti con il caldo. Piacevole all’inizio, insopportabile con il passare delle settimane che ci accompagneranno fino ad agosto.
Una situazione di maggiore disagio la vivono le persone che abitano nelle città dell’Europa meridionale, dove le temperature stanno progressivamente aumentando. Un effetto che è legato alle cosiddette isole di calore urbano, ossiazone di calore estremo provocate dalla eccessiva urbanizzazione, dall’uso di asfalto e cemento e dalla mancanza di alberi e di verde. Questo fenomeno colpisce oltre 1,7 miliardi di persone in tutto il mondo. Quasi la metà delle circa 10.000 città del mondo ha dovuto affrontare una maggiore esposizione al calore negli ultimi 4 decenni.
In un’isola di calore urbana si possono riscontrare temperature più alte anche fino a 8 °C rispetto a quelle dei territori extra urbani. Sono aree intensamente abitate dove le persone vivono, studiano e lavorano. E dove possono stare male per le conseguenze di queste alte temperature. Secondo uno studio effettuato su oltre 800 città europee e pubblicato su The Lancet Planetary Health nel marzo del 2023, l’impatto del calore estremo sulla aspettativa di vita della popolazione che vive nei centri urbani surriscaldati è molto alto.
Una condizione che mette e rischio le fasce più deboli della società, anagrafiche e sociali. Se da una parte sono i bambini sotto i dieci anni e anziani tra i 65 e gli 80 anni a patire le temperature alte, dall’altra ci sono anche i e lavoratori esposti al sole diretto durante le ore più calde della giornata, le persone senza fissa dimora e tutti coloro che vivono in condizioni di povertà energetica e non hanno il privilegio di avere l’aria condizionata.
Molte città nel mondo stanno reagendo, intraprendendo iniziative per combattere le isole di calore urbano. Se a New York i proprietari di edifici sono incoraggiati a installare tetti riflettenti o di colore chiaro per ridurre l’assorbimento del calore, Singapore punta alla creazione di giardini sul tetto degli edifici e a strategie per aumentare la copertura vegetale su tutto il territorio urbano. Spostandosi in Europa, Londra ha creato corridoi verdi nel distretto finanziario per abbassare la temperatura di 3-8°C durante le ondate di calore. Barcellona, in Spagna, ha invece limitato il traffico automobilistico nelle zone residenziali e creato aree pedonali e ciclabili con presenza di verde pubblico. A Parigi il caldo estremo sta diventando sempre più problematico. Per contrastarlo, migliaia di alberi sono stati piantati nelle strade e sui tetti. Inoltre, numerose scuole sono state ristrutturate sostituendo cemento e asfalto con materiali che abbassano le temperature fino a 3°C. Il Joint Research Centre della Commissione Europea ha pubblicato un documento strategico che incoraggia i responsabili politici a metter in campo azioni di mitigazione e adattamento, riducendo le emissioni di gas a effetto serra e aumentando nel contempo la resilienza agli estremi termici. Molte di queste azioni sono state intraprese dalle città nell’ambito del Patto globale dei sindaci per il clima e l’energia.
La città spagnola di Murcia, ad esempio, ha vinto il premio del Patto dei sindaci per le sue azioni volte a contrastare il surriscaldamento urbano. Queste includevano il rifacimento di strade asfaltate scure con materiali di colore più chiaro per riflettere piuttosto che assorbire la luce solare, riducendo significativamente le temperature superficiali.