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Mobilità, Società, Sostenibilità

Guardare al futuro con gli occhi del maschio alfa

05.07.2024

Le auto elettriche vengono comunicate con una mentalità di vecchio stampo, ancora legata all’universo maschile. Protestano le donne contemporanee. Sembra che i veicoli di nuova generazione siano indirizzati a un pubblico che appartiene alle vecchie generazioni. La cronaca.

Auto elettriche: sì certo. Eppure, c’è ancora una strada inesplorata, che finisce per essere un problema, se davvero si vuole compiere il salto nella mobilità del futuro. La comunicazione è, dati alla mano, poco femminile e questo viene giudicato – dalle donne appunto – un salto indietro, quando le quattro ruote erano un po’ troppo da macho. C’è dunque una metà dell’universo che si ribella sul fatto che i veicoli del futuro non debbano riguardare tutti, anche perché il detto «donne al volante pericolo costante» viene smentito dalle ricerche in materia. Anzi, sarebbe il caso di ricominciare da capo e ripensare le campagne pubblicitarie: l’auto, d’altronde, è genere femminile.

La conferma di quanto sopra arriva da una ricerca del rivenditore online specializzato Auto Trader, il cui risultato è imbarazzante: «Speravamo che l’auto elettrica sarebbe stata un riequilibratore di disparità di genere, e invece la comunicazione sembra tornare all’età della pietra». La contestazione riguarda dunque come si presenta la rivoluzione, secondo il pubblico femminile con un linguaggio troppo tecnico e troppo ansiogeno per quanto riguarda la durata delle batterie. In pratica, i veicoli di nuova generazione possono tranquillamente supportare tutte le incombenze quotidiane, eppure si continua a sottolineare che “potrebbero” farcela, al condizionale. Per esempio, nei dati della ricerca di Auto Trader, mentre solo il 39% degli uomini sono in allarme perché l’auto «potrebbe non essere carico quando ne ho bisogno», la percentuale sale al 49% tra le donne. E quindi tra chi ha risposto c’era un crescendo di preoccupazioni, tipo: «E se dovessi portare mio figlio o mio padre in ospedale d’urgenza?», oppure «sarebbe un disastro se l’auto non fosse carica quando devo uscire». Considerazioni che calzano a pennello anche con i veicoli tradizionali a benzina o diesel (provate a dimenticarvi di fare rifornimento), ma che il marketing delle EV ha finito per far diventare un allarme permanente. Quando, invece, basta assicurarsi di aver caricato l’auto elettrica per non avere problemi, soprattutto se le distanze sono quelle cittadine.

E dunque: se il simbolo dei veicoli senza emissioni diventa il Cybertruck di Elon Musk, siamo completamente fuori strada. Le donne amano la sostenibilità, probabilmente (si dice) più di noi uomini. E dunque capiscono che l’auto elettrica non è una questione – solo – di design, ma anche di praticità e di salute, nostra e dell’ambiente. Tutto questo però viene escluso, per dire, anche nelle riviste specializzate, e i cosiddetti femminili tornati ad essere esclusi dal mondo delle quattro ruote. Una ricerca dell’agenzia pubblicitaria CPB (l’attuale Forsman & Bodenfors), giusto un anno fa, aveva rilevato che metà del pubblico femminile accusava l’industria automobilistica di non comprenderle, e otto su dieci non sapevano indicare nemmeno un marchio del mercato sinonimo di buona comunicazione. Le donne, insomma, chiedono più chiarezza, test drive e colonnine di ricarica facile: concetti facili da comprendere e da spiegare. Forse troppo per il complicato mondo del marketing.

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