19.02.2025
Avete paura degli squali? Dite la verità: almeno un po’, o forse molta. Giusto? Del resto, ce lo ricordiamo tutti il turista italiano, si chiamava Gianluca Di Gioia, ucciso nel dicembre scorso da uno squalo mentre faceva snorkeling a Marsa Alam, sulla costa occidentale del Mar Rosso, in Egitto. È una morte che ci turba perché smuove paure arcaiche, risuona nella parte più antica e profonda del nostro cervello.
Le zanzare invece danno fastidio, ma ci fanno meno paura. E siamo convinti che questa bilancia emotiva, con la paura che pesa dal lato degli squali, sia razionale. Niente di più sbagliato. Nel 2024 le persone uccise dagli squali in tutto il mondo sono state 4 (non è un refuso: quattro). Mentre a causa delle zanzare (che tra l’altro se la passano benissimo in tempi di crisi climatica colonizzando nuove aree) l’Organizzazione mondiale della sanità stima che nel 2024 abbiano perso la vita oltre 700.000 persone, principalmente a causa della malaria.
Dunque, se veramente teniamo alla nostra sicurezza, non possiamo farci guidare solo dalle emozioni. I numeri hanno la loro importanza. E se proviamo a calare questa consapevolezza nel governo della mobilità urbana arrivano delle belle sorprese. Proviamo a cercare squali e zanzare nel nuovo codice della strada.
Nel 2023 ci sono stati 3.039 morti per incidenti sulle strade italiane. La distrazione, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata sono stati complessivamente responsabili del 36,5% dei casi, valore stabile nel tempo, precisa l’Istat.
Riepilogando: più di un incidente su 3 è collegato a distrazione e guida troppo veloce. Mentre, dice sempre l’Istat, “solo l’8,5% e il 3,2% degli incidenti rilevati da carabinieri e polizia stradale nel complesso è correlato ad alcol o droga, proporzioni in lieve diminuzione rispetto al 2022”.
Insomma, non siamo al rapporto tra zanzare e squali, ma c’è pur sempre una netta prevalenza del fattore velocità rispetto a quello dell’assunzione di sostanze psicotrope. Sarebbe logico attendersi misure proporzionate al pericolo nel nuovo codice della strada entrato in vigore il 14 dicembre 2024. Non è andata così. Sono state fortemente inasprite le sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Mentre è stata resa dura la vita agli amministratori che nei Comuni si battono per diminuire la velocità nelle aree critiche, per aumentare le piste ciclabili, per dare spazio alla mobilità dolce.
Le zanzare, cioè gli automobilisti che non hanno mai fumato uno spinello ma hanno il piede pesante sull’acceleratore, aumentano le probabilità di farla franca. Mentre tra le persone che rischiano di vedersi ritirare la patente entrano a sorpresa categorie che francamente non ci aspetteremmo. Oriano Mecarelli, presidente di Fondazione Epilessia Lice (Lega Italiana contro l’Epilessia) ha lanciato l’allarme in un’intervista a Today parlando di una situazione di grave incertezza dei malati di epilessia che non sanno più quali farmaci poter assumere se guidano: “Non è più presa in considerazione l’alterazione psicofisica determinata dall’assunzione di sostanze che agiscono sul cervello, ma semplicemente sono vietate tout-court mentre si guida”.
Cosa è successo? È successo che alcune sostanze con effetti psicotropi, che vengono assunte per curare l’epilessia e altre malattie neurologiche croniche, rientrano tra quelle che possono causare il ritiro della patente. E visto che i test non sono mirati, come quelli per l’alcol, a valutare se la sostanza diminuisce la capacità di guida in quel momento, ma solo a schedare chi ne ha fatto uso, magari la settimana prima, ecco che alcune categorie di malati entrano nel mirino delle sanzioni.
Parliamo di circa 600 mila persone, quasi un italiano su 100. Ma le norme di controllo sulla guida sono mirate alla sicurezza dei cittadini o servono a sanzionare i comportamenti e i bisogni delle persone indipendentemente dalle loro prestazioni al volante?