Sono agili, intelligenti, instancabili e straordinariamente collaborativi. I cani da pastore non sono soltanto compagni fedeli: sono il risultato di secoli di selezione genetica che ha affinato abilità cognitive e sociali fondamentali per il lavoro accanto all’uomo. Oggi, uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances rivela per la prima volta l’impronta genetica alla base di queste straordinarie qualità.
A guidare la ricerca è stato Hankyeol Jeong dell’Università Nazionale Jaemin Kim Gyeongsang in Corea del Sud. Il team ha analizzato il genoma di oltre 90 cani da pastore appartenenti a 12 razze diverse – tra cui border collie, pastori tedeschi, belga, australiani e corgi – confrontandoli con più di 90 cani di razze non specializzate nella pastorizia. L’obiettivo: individuare le varianti genetiche che hanno favorito l’evoluzione di comportamenti peculiari, come la capacità di guidare il gregge, l’apprendimento rapido e la cooperazione con l’uomo.
Il gene dell’intelligenza sociale
Tra i risultati più interessanti dello studio c’è l’identificazione di alcune mutazioni in regioni specifiche del genoma, i cosiddetti loci genetici, che sembrano essere stati influenzati direttamente dall’allevamento selettivo. In particolare, le variazioni nel gene EPHB1 sono state associate a una memoria spaziale più sviluppata, un tratto fondamentale per seguire il movimento del bestiame, anticiparne i comportamenti e guidarlo nel modo più efficiente.
Ma non è solo questione di memoria. I cani da pastore hanno anche una spiccata capacità di risolvere problemi, adattarsi a situazioni nuove e, soprattutto, lavorare in stretta sintonia con l’uomo. La ricerca ha evidenziato una stretta correlazione tra la selezione genetica e lo sviluppo di capacità come l’interazione sociale e l’apprendimento motorio. È come se, nel corso dei secoli, l’allevamento avesse affinato un set di “strumenti cognitivi” su misura per la pastorizia.
Border collie: un caso emblematico
Lo studio si è soffermato in particolare sui border collie, considerati tra i più intelligenti e versatili cani da lavoro. In questi cani è stato identificato un aplotipo – cioè una combinazione di varianti genetiche trasmesse insieme – che sembra influenzare i loro schemi motori e comportamentali tipici: movimenti rapidi ma controllati, capacità di anticipare le mosse degli animali e una naturale propensione alla collaborazione.
Tutto ciò avviene senza attivare l’istinto predatorio che in altre razze porterebbe all’aggressività. I border collie, così come molti altri cani da pastore, “inseguono” ma non “attaccano”: un comportamento sofisticato che richiede controllo cognitivo e senso del limite, e che ha una base genetica evidente.
Una finestra sull’evoluzione
I risultati di questo studio non sono solo una curiosità per amanti dei cani. Offrono una nuova prospettiva sull’evoluzione comportamentale degli animali domestici e sull’interazione millenaria tra uomo e cane. Comprendere come l’allevamento selettivo abbia modificato il cervello e il comportamento di queste razze può avere ricadute anche sullo studio delle neuroscienze, del comportamento animale e persino su quello delle malattie neurodegenerative.
In definitiva, i cani da pastore sono il risultato vivente di un lungo processo di coevoluzione: la genetica dimostra ora ciò che allevatori e pastori avevano già intuito con l’esperienza. Dietro quegli sguardi attenti e quei movimenti precisi, si cela un patrimonio genetico finemente modellato per vivere e lavorare al fianco dell’uomo.