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I social e la spia

14.04.2023

007 si starà rivoltando nella tomba. Perché l’ultima storia di spionaggio – quella della pubblicazione di documenti top secret americani sui social – è un insulto al vecchio stile: niente sparatorie, niente belle donne, niente di spettacolare. Anzi, secondo la leadership statunitense il responsabile è già stato trovato. Un oscuro impiegato ventunenne, che avrebbe fotografato con il telefonino i documenti e li avrebbe messi in rete in una app usata in genere da appassionati di giochi. Da lì si è sparsa su Telegram e nel mondo. La prima inevitabile domanda è: come faceva un giovanotto della periferia dell’intelligence americana ad avere accesso a documenti segretissimi? Pare ovvio che qualcuno glieli aveva passati. Nei servizi segreti il qualcuno si chiama “handler”, colui che maneggia un soggetto debole, o suggestionabile o fragile a fare qualcosa, che sia un attentato o, come in questo caso, spargere informazioni. La seconda domanda allora è chi ci sia dietro al ragazzo. I servizi cinesi e russi ne sono sicuri: i servizi segreti americani, per niente convinti delle scelte di Biden, Blinken e Sullivan, che si sono impantanati nella guerra senza fine in Ucraina, un pozzo senza fondo di dollari e di avventure come il sabotaggio al gasdotto del Baltico. Questa fuga di documenti non ha ancora un nome. Proviamo a dargli il nome del ventunenne, Jack: Jackleaks. Vedremo se ci saranno cose italiane, ma intanto ha già fatto danni in Israele. Le carte spiattellate dicono che il Mossad, il potente servizio segreto, era favorevole alle manifestazioni contro la riforma giudiziaria voluta da primo ministro Netanyahu. Al tempo di 007 i social non c’erano.

Da Aljazeera
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