Un minuscolo crostaceo, il krill antartico, è diventato il centro di una disputa che intreccia ambiente, scienza e diplomazia. Attorno a questo anello fondamentale della catena alimentare oceanica — base di sopravvivenza per balene, foche e pinguini — si gioca oggi una partita geopolitica che ha travolto anche la vita di uno scienziato.
Uno scienziato nel mirino del Cremlino
Secondo quanto riportato da The Guardian, il biologo ucraino Leonid Pshenichnov, 70 anni, è stato arrestato in Crimea dalle autorità russe con l’accusa di alto tradimento. L’accusa, definita “inventata” dai suoi colleghi e da rappresentanti diplomatici, sarebbe legata alle sue ricerche e al sostegno alla proposta di creare una zona marina protetta (Amp) attorno alla Penisola Antartica per limitare la pesca industriale del krill.
Pshenichnov, che collabora dal 1983 con la Commissione per la conservazione delle risorse marine viventi dell’Antartide (Ccamlr), avrebbe “aiutato la delegazione ucraina” a Hobart, in Tasmania, fornendo dati scientifici che dimostrano l’impatto ecologico dello sfruttamento intensivo del krill. Per il Cremlino, quelle stesse ricerche avrebbero danneggiato gli “interessi economici della Federazione Russa”.
Russia e Cina bloccano
La Russia e la Cina, membri della Ccamlr, bloccano da anni la creazione di nuove aree marine protette, sostenendo la necessità di mantenere la “libertà di pesca”. Intanto, la raccolta di krill ha raggiunto nel 2025 livelli considerati dagli scienziati insostenibili.
“È uno scienziato, non un politico”, ha dichiarato al quotidiano inglese l’ambasciatore ucraino in Australia VasylMyroshnychenko, che ha definito la detenzione “infondata e illegale”. Il diplomatico ha invitato gli altri Paesi della commissione — tra cui Australia, Stati Uniti e Giappone — a condannare l’arresto, sottolineando che Pshenichnov “ha dedicato la vita alla conservazione dell’Antartide”.
Il biologo canadese Evgeny Pakhomov, collega e amico del ricercatore, ha espresso profonda preoccupazione per la sua salute, ricordando che Pshenichnov “necessita di cure regolari”. Altri scienziati, come l’oceanografo Valerii Paramonov, hanno descritto il 70enne come un ricercatore di qualità “difficile da sopravvalutare”.
La corsa al krill e il fallimento della tutela internazionale
La vicenda si inserisce in un contesto di crescente tensione sulla gestione delle risorse antartiche. Le pressioni dell’industria globale degli integratori — che impiega l’olio di krill come alternativa all’olio di pesce — stanno alimentando la domanda e spingendo verso una pesca a strascico sempre più invasiva, con effetti devastanti su un ecosistema già fragile.
“Pshenichnov è stato imprigionato per niente di più che aver fornito prove scientifiche sull’impatto della pesca del krill sull’ecosistema antartico”, ha dichiarato Dan Crockett della Blue Marine Foundation, chiedendo ai Paesi membri della Ccamlr di onorare la sua ricerca limitando le catture.
Un equilibrio sempre più fragile
Nel 2025 la pesca del krill ha raggiunto un record di 620.000 tonnellate, spingendo le autorità internazionali a chiuderla anticipatamente il 1° agosto per motivi precauzionali. Le catture, cresciute di sei volte dagli anni Duemila, alimentano soprattutto l’acquacoltura del salmone e la produzione di integratori di omega 3.
Secondo il biologo Philip Trathan della British Antarctic Survey, la riduzione del krill disponibile sta già influenzando la fertilità delle balene megattere, mentre studi recenti collegano la scarsità di krill e il crollo delle colonie di pinguini imperatore alla combinazione tra pesca intensiva e crisi climatica. Un segnale inequivocabile che il fragile equilibrio dell’Oceano Antartico è ormai a rischio.
