21 Ottobre 2024
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Ambiente, Cronaca

Il clima allarma il reame del Commonwealth

18.06.2024

Tra il 2030 e il 2050 l’impatto climatico causerà circa 250.000 morti in più ogni anno, per malattie, malnutrizione, diarree e stress da caldo. Ad aggravare il quadro arriva l’impatto sanitario ed economico dovuto a pandemia e conflitti armati. Interviene il Commonwealth creando sistemi sanitari all’avanguardia pronti ad affrontare l’imprevisto.

Il cambiamento climatico preoccupa, non solo per le conseguenze sull’ambiente, ma anche per quelle sulla salute. E ad avvertire quest’ansia sono in particolare i Ministri della Salute del Commonwealth, messi in allerta da malattie zoonotiche, malaria, febbre dengue e chikungunya (una malattia virale) che si stanno diffondendo più rapidamente proprio a causa della crisi climatica. Un timore, questo, che non è infondato: secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute, tra il 2030 e il 2050 i cambiamenti ambientali causeranno circa 250.000 morti in più ogni anno proprio a causa di queste malattie, oltre che malnutrizione, diarree e stress da caldo.

Con queste prospettive, Patricia Scotland, segretaria generale del Commonwealth, ha sottolineato l’urgenza dell’obiettivo internazionale di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C sopra i livelli preindustriali. Un limite, questo, che diventa cruciale per la sopravvivenza di nazioni insulari come Tuvalu, dove gli abitanti vivono con la costante paura che le loro isole possano scomparire a causa dell’innalzamento del livello del mare. E ad aggravare il quadro ci sono gli impatti sanitari ed economici conseguiti dalla pandemia e le ripercussioni dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente.
Nonostante le difficoltà, il Commonwealth ha aiutato i membri più piccoli ad accedere ai finanziamenti internazionali per rafforzare i loro sistemi sanitari, migliorando per esempio l’accesso ai servizi digitali per le persone che non possono ricevere cure in presenza. Inoltre, l’organizzazione intergovernativa lavora a nuove soluzioni tecnologiche come dispositivi e sistemi di allarme rapido, basati sull’intelligenza artificiale, per controllare le epidemie di dengue. Tra questi nuovi strumenti, per esempio, ci sono sensori intelligenti in grado di rilevare la presenza di zanzare in aree specifiche e trasmettere dati in tempo reale ai centri di controllo della sanità pubblica. Il che, rappresenta un passo significativo verso la costruzione di sistemi sanitari pronti a rispondere alle sfide del cambiamento climatico.

Ma il problema non riguarda, ovviamente, solo i Paesi più poveri del Commonwealth: un documento del 2019 aveva già avvertito che anche in Canada potrebbe verificarsi un aumento delle malattie infettive esotiche o malattie endemiche come il virus del Nilo occidentale, sempre a causa del cambiamento climatico. Insomma, bisogna agire e farlo in fretta. Perché la crisi climatica riguarda sì l’ambiente, parlando del quale ci riferiamo alla biosfera in cui viviamo. Che rischiamo di distruggere e alterare in attesa di passare a un piano d’azione rapido e concreto.

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