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Cultura

Il disastro sudanese senza fine (2): l’Italia in Africa, raccontata dall’Ambasciatore Pacifico

02.05.2023

«A Sud c’era tutta l’Africa orientale italiana: Eritrea, Etiopia e la Somalia. Ma tradizionalmente, ed è molto importante dirlo, il Sudan è stato, anche, un’altra terra di missioni e missionari italiani».

(Parte seconda)

Sul ruolo dell’Italia in Sudan, Claudio Pacifico, oggi Ambasciatore a vita che detiene la più alta onorificenza italiana per il lavoro svolto (Cavaliere di gran croce), concessa dal Presidente della Repubblica nel 2012, spinge oltre e cerca di introdurre un breve riassunto accompagnato da forte emozione: «Mi provoca una grande tristezza vedere quello che succede in Sudan, visto il contributo che ho dato alla stabilizzazione in quella zona del mondo. Non dicono quello che fa l’Italia, che per tanti anni è stato un Paese fondamentale per i Sudanesi… Con loro abbiamo avuto due tipi di contatti, quello geopolitico e quello culturale. A Sud c’era tutta l’Africa orientale italiana: Eritrea, Etiopia e la Somalia. Ma tradizionalmente, ed è molto importante dirlo, il Sudan è stato, anche, un’altra terra di missioni e missionari italiani. Ricordo che fra Suore e missionari a Khartoum, c’erano 300 Italiani che facevano opere umanitarie. E questo creava un grande collegamento fra Italia e Sudan che, come al solito, i sudanesi conoscono molto bene, mentre gli Italiani no». Di fatto, la percezione estera dell’Italia all’estero, a parte la parentesi libica, non è mai stata coloniale. «Molti Italiani non sanno dove sia il Sudan sulla carta», afferma l’Ambasciatore, che al contempo non risparmia una battuta sulla divisione del Sudan, in questo senso: «I più tranquilli sono nel nord; i neri cattolici del Sud erano tutti difficili e facevano la guerra tra di loro. Sono i missionari cattolici ad allacciare ottimi rapporti con le popolazioni e non i missionari protestanti inviati dagli inglesi».

 

Nel suo discorso, Pacifico cerca di aggiunge una informazione sul contributo culturale dell’Europa nel mondo. «Un altro Paese europeo che aveva un rapporto culturale, ma non coloniale, simile al nostro è stato la Grecia. «Sin dai tempi di Erodoto – lo dice sorridendo – la Grecia ha sempre continuato ad avere questi rapporti economici e commerciali, motivo per il quale gli inglesi mandavano i loro ciprioti per contrastare l’influenza cattolica. Infatti, queste due collettività, Italiana e Greca, si sono molto unite formando i sudanesi bianchi».

 

«L’orrore di questa guerra africana è uno standard» – afferma l’Ambasciatore – «Ci confrontiamo molto con i morti, ma non vediamo la parte più odiosa per chi vive queste situazioni: città paralizzate, la vita civile annullata, senza luce e acqua. Gruppi, militari o paramilitari, nessuna differenza si somigliano tutti… Sapere che molti amici, con cui ho lavorato, si trovano in questa situazione, mi addolora».

(Leggi la prima parte dell’articolo)

Credito fotografico:
Ambasciatore Claudio Pacifico all’Ambasciata italiana in Egitto, archivi diplomatici, Farnesina

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