Il 31 maggio si celebra la Giornata Mondiale senza Tabacco, un’occasione per riflettere su una delle principali cause di morte evitabili in Italia. A vent’anni dall’entrata in vigore della legge Sirchia (10 gennaio 2005), che ha vietato il fumo nei luoghi pubblici, la dipendenza da nicotina continua a colpire milioni di italiani, con impatti devastanti sulla salute, sull’economia e sull’ambiente.
I numeri di una tragedia sanitaria
Ogni anno in Italia si registrano tra 70.000 e 80.000 decessi attribuibili al fumo, principalmente per tumori e malattie cardiovascolari. Il fumo causa oltre 1 milione di anni di vita persi rispetto all’attesa di vita della popolazione italiana. Il solo costo delle ospedalizzazioni legate al fumo supera 1,64 miliardi di euro l’anno, pari al 6% delle spese ospedaliere complessive. Se si includono i costi indiretti come perdita di produttività e decessi prematuri, il costo sociale complessivo del fumo in Italia ammonta a oltre 26 miliardi di euro l’anno, circa l’1,5% del PIL.
Questo dato va confrontato con le entrate fiscali da tabacco (accise e IVA), pari a circa 15 miliardi di euro all’anno. In altre parole, lo Stato incassa poco più della metà di quanto la società spende per far fronte ai danni causati dal fumo.
Il paradosso delle dipendenze
Le dipendenze cambiano forma, non sostanza. Nel 2010 fumava il 28% della popolazione (33% uomini, 24% donne). Nel 2022 la quota è scesa al 24%, ma con la diffusione delle sigarette elettroniche (4%) e dei prodotti a tabacco riscaldato (2,1%), la percentuale complessiva di persone dipendenti da nicotina raggiunge oggi circa il 30%, equivalente ai livelli del 2010.
Si parla dunque di un bacino di oltre 18 milioni di italiani, molti dei quali giovani. Infatti, circa il 10% degli adolescenti italiani, nel corso di un’importante indagine internazionale condotta nel 2022, ha dichiarato di aver fatto uso di sigarette elettroniche nei 30 giorni precedenti. I prodotti alternativi vengono spesso usati in combinazione con le sigarette tradizionali, e sono spesso il primo passo verso la dipendenza da nicotina.
Il peso ambientale del fumo
Oltre agli effetti sulla salute, il fumo rappresenta una grave minaccia per l’ambiente. Ogni anno vengono dispersi nell’ambiente circa 4,5 trilioni di mozziconi di sigaretta, di cui circa 13.000 tonnellate solo in Italia. Questi rifiuti sono composti da microplastiche e rilasciano sostanze tossiche come nicotina, arsenico e metalli pesanti, contaminando suolo e falde acquifere.
La combustione del tabacco produce inoltre un significativo inquinamento atmosferico: il fumo contiene oltre 7.000 sostanze chimiche, tra cui almeno 60 cancerogene, e contribuisce all’emissione di particolato fine (PM10), nocivo per la salute umana. Anche l’impatto in termini di risorse è considerevole: ogni anno, milioni di tonnellate di carta, plastica, colla e inchiostri vengono utilizzati per produrre e confezionare sigarette, aggravando la pressione sui sistemi di smaltimento dei rifiuti.
Il tabacco costa vite. Perché nessuno interviene?
I dati sono chiari. Eppure da oltre 10 anni il fenomeno è sostanzialmente invariato. Un aumento del prezzo medio delle sigarette in Italia (attualmente tra €5,40 e €6,50) a livelli simili a quelli del Regno Unito (€19,63 a pacchetto) salverebbe migliaia di vite. Se le maggiori entrate fiscali fossero vincolate al finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale, si potrebbero ottenere fino a 30 miliardi di euro aggiuntivi, risorse essenziali per modernizzare la sanità pubblica.
Ma perché i governi italiani sono così riluttanti ad agire? Le multinazionali del tabacco hanno affinato sofisticate strategie di marketing e lobbying, sfruttando fondazioni, consulenze e relazioni politiche trasversali per influenzare il dibattito pubblico e le scelte legislative. Questo approccio, documentato dai bilanci di partiti e fondazioni, ha bloccato misure legislative, azzerato il dibattito pubblico e favorito i profitti delle aziende anche in contrasto con gli impegni internazionali assunti dall’Italia che ha ratificato già da molti anni la Convenzione Quadro Internazionale contro il Tabacco.
Serve un cambio di passo
La dipendenza da nicotina resta una delle maggiori minacce alla salute pubblica, ma anche una sfida politica, economica e ambientale. In questa Giornata Mondiale senza Tabacco, è tempo che i decisori pubblici agiscano con coraggio e trasparenza contro gli interessi delle multinazionali del tabacco per proteggere la salute, salvare vite, difendere l’ambiente e garantire un futuro libero dal fumo alle prossime generazioni.