15 Gennaio 2025
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Ambiente, Cronaca, Mondo

Il fuoco della California, coincidenze climatiche

15.01.2025

Nel 2024 un gruppo di paesaggisti californiani e italiani si è riunito in Val Taleggio per riflettere sul fuoco e le sue sfaccettature. Si pensava di affrontare l’anno nuovo voltando le spalle alla devastazione bellica e climatica degli anni precedenti. Le quinte sui drammatici incendi di Los Angeles in una intervista all’arch. Ilaria Mazzoleni.

Tante, forse troppe, le coincidenze che si sono sviluppate prima e durante l’evoluzione degli incendi nello Stato della California. La catastrofe continua a stimolare interpretazioni, a volte iperboliche, di quello che possono essere le sue cause e i suoi significati per il mondo. Si pensava di chiudere il 2024, voltando pagina alla goffa sensazione che ci ha accompagnati negli ultimi due anni. Troppi sono i collegamenti. Per molti l’accaduto non può che essere l’aggravante di tutta una serie di misfatti bellici e climatici, destabilizzanti per la vita degli uomini sul pianeta Terra.

Ad ascoltare i notiziari e vedere gli esiti, non possiamo che riscoprirci ancora una volta colpevoli per aver creato un sistema di vita tutto da rivedere. Anche nel modo in cui si sta tentando di rimediare agli errori politici, ambientali ed economici del passato. La questione della mancanza di fondi in una grande economia come l’America che continua a sostenere interventi bellici in Europa e Medio Oriente, la crescente rabbia cittadina contro lo spreco delle risorse da parte di alcune celebrità di Hollywood per salvare le loro case lussuose a Los Angeles, fanno riflettere. Fanno riflettere soprattutto la complicità della natura, del vento che sta ritornando a soffiare sul fuoco dopo una breve pausa, la notizia dei rapaci piromani che aiutano a stendere l’incendio per stanare le loro prede e le dichiarazioni del neopresidente Donald Trump.

Esistono, però, le coincidenze buone. Colpisce in particolar modo il collegamento con un’eccellenza paesaggistica nostrana (Val Taleggio), che mi vide coinvolto come relatore. Si tratta di un intuitivo Workshop pensato dall’architetta italiana appassionata dell’architettura del paesaggio della metropoli californiana, Ilaria Mazzoleni, che nell’estate del 2024 aveva scelto insieme al suo gruppo di Nahr di trattare il tema del fuoco in tutte le sue sfaccettature, invitando creativi, professionisti del settore e professori, provenienti da ogni angolo della Terra. Lo scopo era creare ponti di riflessione globali che collegano realtà molto diverse, come per esempio la Val Taleggio e lo Stato della California. Anche lì avevo lavorato sulla questione identitaria, questa volta in relazione al fuoco, attraverso incroci semiotici ben precisi.

Prima di addentrarci nell’intervista all’architetta, è opportuno comprendere la particolarità di questa zona della West Coast, in quanto Stato di fondamentale importanza non solo per l’America, ma per il mondo intero: la California vanta un Pil di 3,6 trilioni di dollari e questo fa di lei una potenza economica che supera paesi come Francia, Inghilterra e India; oltre ad essere punto di riferimento per l’industria cinematografica, è anche il centro d’innovazione più evoluto a livello mondiale con la Silicon Valley, che ospita colossi Big Tech come Google, Apple e Facebook; per non parlare dell’agricoltura che praticamente fornisce tutti gli USA, e i suoi 35 milioni di abitanti che fanno di lei lo Stato più popoloso degli States e di tutto il Canada.

Il workshop dell’Associazione Nahr per il 2024, intitolato “FIRE: Renewal, Rituals, Power”, era incentrato sul tema del fuoco. Questa coincidenza solleva interrogativi interessanti, alla luce dei recenti fatti di cronaca. Come commenta questa coincidenza?
“Non penso si tratti di una coincidenza vera e propria. Il fuoco è un tema profondamente radicato nella nostra contemporaneità per diverse ragioni. Da un lato, è simbolo delle problematiche legate al cambiamento climatico, dall’altro, riflette sfide più ampie della vita nelle città moderne. Nel nostro workshop, abbiamo esplorato il fuoco in tutte le sue declinazioni, dalla sua forza distruttiva alla sua capacità di plasmare spazi e ridefinire intere comunità. Ad esempio, abbiamo citato incendi storici come quelli di Chicago e San Francisco, che hanno portato a una trasformazione radicale dei codici edilizi. Questo dimostra come il fuoco, pur essendo una minaccia, possa anche ispirare cambiamenti costruttivi e di civiltà”.

La prospettiva che avete adottato è davvero innovativa e in sintonia con i tempi. Ci sono esempi pratici che possano essere messi in correlazione con l’attuale tragedia in California?
«Il nostro lavoro in Nahr non è legato direttamente alla progettazione pratica, ma piuttosto alla riflessione e alla sperimentazione di idee. Ogni partecipante al workshop ha proposto prospettive diverse, spesso speculative o artistiche, senza necessariamente rispondere agli eventi contemporanei.
Tuttavia, come progettista, posso dirle che molti dei problemi che vediamo oggi, come gli incendi in California, derivano da una combinazione di fattori. Ho lavorato in passato su progetti legati alla pianificazione urbanistica a Los Angeles, una città che incarna molte di queste criticità. Il cambiamento climatico intensifica fenomeni estremi: ondate di calore, venti forti, bombe d’acqua. Questo, unito a una densità urbana mal pianificata e all’uso di materiali altamente infiammabili, amplifica i rischi.
Dobbiamo ripensare l’architettura e l’urbanistica. Serve un maggiore rispetto per la geologia e la biodiversità dei luoghi: evitare costruzioni in aree vulnerabili come canyon o vicine agli argini dei fiumi. Inoltre, è necessario adottare materiali meno infiammabili. Negli Stati Uniti si usa molto il legno nelle costruzioni residenziali, che in contesti come questi diventa un pericolo, così come molte finiture in plastica».

Quindi, esiste una sorta di “complicità” tra uomo e natura in queste tragedie? Secondo lei, le autorità locali hanno affrontato questa emergenza nel modo giusto? Inoltre, pensa che i tagli ai fondi delle municipalità abbiano avuto un impatto sulla capacità di risposta?
«Parlerei più di una coesistenza problematica tra uomo e natura. Le nostre azioni, dall’urbanizzazione alla gestione dei materiali da costruzione, spesso ignorano i limiti e le dinamiche del territorio. Il cambiamento climatico, amplificato dall’attività umana, rende tutto più difficile.
Per quanto riguarda la gestione dell’emergenza, è complicato giudicare. Gli incendi in California hanno visto l’intervento di squadre altamente qualificate, ma condizioni estreme, come venti a oltre 100 km/h, hanno limitato le operazioni, ad esempio gli elicotteri, che in alcuni momenti non si sono potuti usare.
Riguardo ai tagli ai fondi delle municipalità, è certo che una riduzione delle risorse può incidere negativamente sulla capacità di risposta. Tuttavia, dobbiamo considerare che l’area di Los Angeles è suddivisa in molte municipalità autonome, come Pacific Palisades, Pasadena o Altadena. Queste collaborano tra loro, ma non tutte dispongono dello stesso livello di risorse. È importante evitare di generalizzare o puntare il dito contro un singolo ente o figura, come il sindaco di Los Angeles, poiché la complessità del problema va oltre la gestione locale. Questi eventi sono il risultato di una combinazione di fattori, inclusi limiti atmosferici, infrastrutturali e urbanistici, non solo di una carenza di fondi o di errori umani.
E ora, quando potranno ricostruire? Questo è il grande punto interrogativo. Le persone si trovano senza casa, con famiglie da gestire, e vivono una pressione altissima. È una situazione pesante anche emotivamente. Tuttavia, ho letto di molte iniziative di solidarietà: fundraising per amici, centri di supporto, e una comunità che si muove rapidamente per aiutare chi è in difficoltà. È una dimostrazione di grande umanità e spirito di collaborazione, una cosa molto bella in mezzo a tanto dolore».

In un’intervista recente ha detto: “Le nostre case potrebbero essere già bruciate senza che noi lo sappiamo”. Cosa intendeva con questa frase?
«Mi riferivo all’incertezza che si vive durante gli incendi. Quando vengono effettuate evacuazioni, passano ore o giorni prima di sapere cosa sia accaduto alle proprie case. Conosco persone che hanno scoperto il destino delle loro abitazioni solo 48 ore dopo l’ultima comunicazione.
Questo vale anche per edifici di grande valore architettonico. Alcuni di questi sono stati persi per sempre, mentre altri, di cui inizialmente si temeva la distruzione, sono sopravvissuti. È un’esperienza che lascia un segno profondo, non solo per le perdite materiali, ma anche per la vulnerabilità che sentiamo come individui e come comunità».

Ringraziamento speciale alla giornalista Paola Martino per la collaborazione.

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