17.05.2024
Fermatevi, «con questi ritmi di produzione, le emissioni triplicheranno». Il nuovo allarme svela pessime previsioni per il futuro del nostro Pianeta. La produzione di plastica negli ultimi anni, tutt’altro che ridotta. Anzi, i gas serra provocati dalla produzione di plastica favoriscono ulteriore superamento dei limiti del riscaldamento globale.
Che la plastica rappresenti una delle peggiori minacce che oggigiorno attanagliano il Pianeta non è certo una novità. Esiste però un aspetto su cui ci si concentra meno, nonostante sia tutt’altro che irrilevante: il futuro. Se, infatti, la consapevolezza di dover intervenire a salvaguardia dell’ambiente sta crescendo nelle coscienze delle persone, la produzione di materiali altamente inquinanti non si arresta. E le conseguenze potrebbero essere assolutamente drammatiche.
A certificarlo è uno studio effettuato alla prestigiosa Università di Berkeley, precisamente dal Lawrence Berkeley National Laboratory. Ciò che i ricercatori hanno stabilito fa rabbrividire: sebbene il suo impatto nocivo sull’ecosistema mondiale sia ormai ampiamente chiaro, la produzione di plastica in questi anni si è tutt’altro che ridotta. Anzi: se proseguisse ai ritmi odierni, entro il 2050 vedrebbe addirittura triplicare le già altissime emissioni di gas serra che genera al giorno d’oggi.
Lo studio, in tal senso, parla chiaro. La produzione di plastica è estremamente nociva per la Terra da tutti i punti di vista. Oltre ai gas serra, infatti, sprigiona microplastiche frammentate che è complicatissimo rilevare nell’ambiente, ma che impattano più in profondità di quanto si possa pensare. Tanto da lasciare alcune tracce perfino all’interno del sangue umano.
Il vero problema è che l’industria non sembra intenzionata a fermarsi. Nel 2019 la produzione di plastica ha generato 2,24 miliardi di tonnellate di CO2, tanti quanto 600 centrali industriali alimentate a carbone. Questi dati, da soli, coprono il 5% di tutte le emissioni a livello planetario di quell’anno. Tali emissioni stanno però crescendo di un ulteriore 4% ogni anno e, se la curva restasse questa, si arriverebbe nel 2050 a ben 6,78 miliardi di tonnellate di CO2. Ossia l’equivalente di 1.700 centrali a carbone.
I ricercatori di Berkeley scrivono: «La plastica, negli ultimi dieci anni, ha fatto registrare la più imponente crescita produttiva tra tutti i materiali sfusi. Stiamo parlando di una traiettoria esponenziale, tanto che le cifre della produzione potrebbero triplicare entro il 2050 rispetto a quelle di oggi». Questo significa che il settore, al contrario di altri, non ha affatto sposato la missione di ridurre le emissioni, tanto cruciale per il futuro del nostro ecosistema.
E infatti i gas serra provocati dalla produzione di plastica rischiano da soli di consumare il 20% della riserva di carbonio che ci resta per non superare il fatidico limite di 1,5 gradi di aumento delle temperature globali. Oltrepassandolo, si contravverrebbe a quanto sancito negli Accordi di Parigi.
Sempre secondo Berkeley, l’unica soluzione per arginare il fenomeno sarebbe ridurre la produzione di plastica a livello mondiale, arrivando a massimo 380 milioni di tonnellate l’anno. «La produzione sempre più incontrollata di materiali plastici, e la conseguente dipendenza dai combustibili fossili, hanno contribuito in maniera importante a numerosi danni sia all’ambiente che alla salute dell’uomo».