5 Gennaio 2025
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Scienza e tecnologia

Il futuro è disumano?

23.07.2024

Le macchine potranno mai sostituire gli umani? Il nostro ingegno ci spaventa? Domande esistenziali alle quali ci risponde ChatGPT: «L’intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante in molti settori…».

C’era un tempo in cui il nostro mondo, quello umano, era costituito da sole persone. Con il passare degli anni e l’avvento della tecnologia, alle nostre porte ha bussato una nuova realtà, quella virtuale. E nel corso del tempo umano e virtuale sono cresciuti insieme, fino a fondersi in un terzo mondo, quello digitale. Oggi, invece, è entrata in scena un’altra attrice protagonista: l’intelligenza artificiale. Ma questa volta, il frutto del nostro ingegno ci fa paura. Perché svolge i nostri compiti, dai più semplici ai più complessi, e lo fa bene e veloce. Con il rischio che ci sostituisca, anche sul lavoro. Eppure, ci deve essere qualcosa che non può emulare, qualcosa di intrinsecamente nostro. L’empatia, per esempio, e tutto ciò che ne deriva.

Allora ho chiesto a ChatGPT se l’intelligenza artificiale potrà mai sostituire le soft skills umane, e la sua risposta è stata inequivocabile. Ha scritto: «L’intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante in molti settori, migliorando la produttività, l’efficienza e le capacità analitiche. Tuttavia, quando si parla di soft skills umane, la situazione è più complessa. Le soft skills, come l’empatia, la comunicazione efficace, la gestione dei conflitti e la creatività sono profondamente radicate nelle esperienze umane nelle loro emozioni e nelle interazioni sociali». E ancora: «Mentre l’AI può sicuramente migliorare e supportare molte attività umane, è improbabile che possa sostituire completamente le soft skills umane. La combinazione delle capacità dell’AI con le competenze umane potrebbe invece portare a risultati migliori, sfruttando il meglio di entrambi i mondi». Un punto di incontro, dunque, che tragga il meglio dall’uno e dall’altro, dalla macchina e dell’uomo. E a dirlo non è soltanto il software di Altman e Musk, ma anche una ricerca condotta dall’IBM Institute for Business Value, l’azienda internazionale di software e hardware.

Nello specifico, secondo lo studio, nei prossimi 3 anni il 40% della forza lavoro dovrà fare i conti con le sue abilità e reinventarsi a causa dell’implementazione dell’AI e dell’automazione. In altri termini, secondo le statistiche della Banca Mondiale, ci saranno 1,4 milioni di lavoratori che dovranno acquisire nuove competenze. E proprio su questo aspetto IBM ha rilevato i maggiori cambiamenti: se fino al 2016 le competenze Stem erano altamente prioritarie, nel 2023 hanno subito una brusca discesa, posizionandosi al 12° posto per importanza. Ad assumere un ruolo sempre più centrale sembrano essere proprio le soft skills umane – la ricerca cita per esempio gestione del tempo, collaborazione e competenze comunicative –, quelle competenze che l’intelligenza artificiale stessa ammette di non poter emulare. Insomma, in un mondo sempre più artificiale e digitale, c’è bisogno e ci sarà bisogno sempre di più umanità.

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