19 Maggio 2024
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Il G7 con l’ambiente, ritorno al futuro

06.05.2024

Il Ministro per gli Affari Europei, il Mezzogiorno, la Politica di Coesione e il PNR, Raffaele Fitto, e il Vice Ministro dell'Economia e delle Finanze Maurizio Leo durante la conferenza stampa per illustrare le misure approvate dal Consiglio dei Ministri n. 79.

Al G7 si è decisa l’eliminazione graduale di produzione di energia elettrica da carbone entro il 2035, uno degli obiettivi concordati durante la Cop28 di Dubai. Ora vanno triplicate le rinnovabili. L’Italia guarda al nucleare nel mix energetico.

Dal G7, conclusosi il 30 aprile a Venaria Reale, ci si aspettava che i Paesi coinvolti – Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti – adempiessero formalmente agli obiettivi raggiunti alla Cop28 di Dubai. E così è stato. Uno degli obiettivi più attesi era quello legato alla decarbonizzazione, con il raggiungimento di zero emissioni entro il 2050 e l’eliminazione graduale di produzione di energia elettrica da carbone entro il 2035. Graduale, appunto: «È la prima volta che viene indicata una data precisa per l’uscita dal carbone», ha commentato il Ministro dell’Ambiente italiano Gilberto Pichetto Fratin, anche se avverrà «compatibilmente con la condizione sociale ed economica di partenza di ogni Paese».

Ma che cosa comporta la decarbonizzazione?
Per raggiungere l’obiettivo saranno necessari nuovi piani nazionali per la riduzione delle emissioni, perché quelli attuali sono insufficienti: in quest’ottica, i Paesi del G7 si impegneranno a presentare nuovi Ndc tra i 9 e i 12 mesi prima della Cop30. E quello italiano è atteso per giugno 2024. Come concordato al forum, poi, sarà necessario accelerare sulle rinnovabili, e triplicarne la capacità entro il 2030, arrivando ad almeno 11 terawatt di energia prodotta: un traguardo che secondo la Iea – Agenzia Internazionale per l’Energia è raggiungibile, anche se la strada è in salita.

Vedendo più da vicino la situazione del nostro Paese, ci sono dati buoni e dati un po’ meno buoni. Come indicato nel report Politiche per un sistema elettrico italiano decarbonizzato nel 2035 realizzato da Ecco, think tank italiano per il clima, complessivamente e in linea con Ispra, l’Italia, anche se a passo un po’ lento rispetto alla tabella di marcia, sta lavorando bene sulla decarbonizzazione, con un calo del 27% rispetto al 1990, e al tempo stesso si sta impegnando sulle rinnovabili, promettendo di installare ulteriori 190 GW di capacità entro il 2035. E, sempre parlando di rinnovabili, secondo l’Institute for Eergy Economics and Financia Analysis, il Paese, a causa della sua eccessiva dipendenza della produzione di gas, è più lento del suo potenziale per quel che riguarda eolico e solare, e l’assenza di un piano per eliminare gradualmente la produzione di gas, l’elefante nella stanza del G7, costituisce un ostacolo.

Un’altra importante novità che potrebbe derivare dall’abbandono del carbone come fonte di energia c’è il possibile ritorno del nucleare nel mix energetico, puntando ai piccoli reattori modulari di quarta generazione, che però non sono ancora su mercato. «Si parla di avere le condizioni di produzione di questi piccoli reattori alla fine di questo decennio – spiega Pichetto-Fratin – Vuol dire che in questa legislatura dobbiamo avere tutto a posto». Dunque, non un intervento immediato, ma che la recente tecnologia, diventata più sicura rispetto ai tempi del referendum, lascia spazio a ottimi orizzonti. Adesso non ci resta che aspettare: si tradurranno in fatti tutti i buoni propositi?

Credito fotografico: Governo.it

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